Fumetti

Sualzo l'ha capito (e lo racconta a fumetti): a volte, nella vita, conviene che tu stia... Fermo!

Bao Publishing pubblica la terza graphic dell'autore umbro. Personaggi in progress, spiazzanti e umanissimi

10/07/2013
Sualzo l'ha capito (e lo racconta a fumetti): a volte, nella vita, conviene che tu stia... Fermo!

A volte bisogna fermarsi per capire che cosa stai facendo. Dove ti trovi. E dove vuoi andare. La nuova graphic di Antonio ?Sualzo? Vincenti, Fermo(Bao Publishing) sta tutta nel perimetro di questo semplice concetto. Sebastiano sta con Marta, non ha un lavoro, quasi in crisi. Non solo: dovrebbe, nell'ormai lontano 1996, partire militare. Per mettersi in regola con lo stato opta per il servizio civile. Gli toccher fare ci che non si sarebbe mai aspettato: seguire i malati di mente, i pazzi. E imparer tantissime cose su di s, stando ?fermo? per un anno a Bibbiena. Proprio il posto in cui lo stesso Sualzo ha svolto il suo servizio civile, anni fa. Ma Fermo non solo un fumetto autobiografico. Andiamo quindi a scoprire il primo volume della collana Le citt viste dall'alto, il cui solo imprescindibile presupposto quello di raccontare storie che si svolgono in citt...

Antonio, in fondo al volume, in un breve scritto, spieghi che al protagonista, Sebastiano, vuoi ?far vivere emozioni che ancora rimbombano dentro me?... Ma qual l'emozione che ti ha portato a scrivere Fermo?

"Ok, c' molto di me, qui dentro. Anni fa ho fatto un'esperienza in tutto simile a quella del protagonista. Il senso un po' questo: come trovarsi dal posto pi lontano da quello in cui vorresti essere, e capire invece che il luogo giusto per fermarsi un attimo e ricominciare a camminare.

Una specie di reset...

"Esatto. Complicato dal fatto che Sebastiano dominato dalla paura: non capisce che cosa sia meglio fare. Soprattutto non capisce che deve stare, appunto, fermo, invece di muoversi a vanvera".

Sebastiano fa il servizio civile e suona il sax, come te: vuoi parlarci della tua esperienza personale, e di quanto di essa ritroviamo nel fumetto?

"Durante il mio anno di servizio il contatto col diverso per me stato importantissimo. Ero partito che non volevo fare il militare, e null'altro, invece ho scoperto un mondo. Dopo di allora ho fatto altri 3-4 anni di servizio ai disagiati psichici: un'esperienza di vita imprescindibile nella mia formazione. Nel fumetto la sola autentica sovrapposizione con la mia vita sta tutta qui, oltre che nell'ambientazione: sono andato a stare a Bibbiena per raccogliere materiale, come se quei posti potessero ancora ridare l'eco di quello che successo ai tempi".

Veniamo al tuo percorso: hai pubblicato L'improvvisatore prima in Francia, poi in Italia, con Lizard, nel 2009. Poi sei tornato a uscire direttamente in patria, con Fiato sospeso (Tunu). La scelta di pubblicare oltralpe, all'epoca, dipesa dalla necessit, dal caso, da qualche vantaggio?

"I francesi in generale sono pi reattivi. Nel mio caso successo che nel 2006 mandai praticamente a tutti gli editori italiani di fumetti delle mail con 10 tavole e una sinossi di L'improvvisatore. Beh, non ebbi nessuna risposta! Cos feci lo stesso con alcuni editori francesi, e a parte il fatto che mi hanno risposto tutti tranne uno, arriva Paquet che trova la mia proposta congeniale a una nuova collana in partenza: affare fatto! Comunque credo che la situazione in Italia sia pi vitale, oggi...".

Come procedi nel tuo lavoro: disegni uno storyboard o scrivi la sceneggiatura?

"Comincio scrivendo un ?grande? trattamento, in una prosa magari non da romanzo, ma accattivante, che non mi annoi rileggendola. Da l passo a fare un dcoupage in cui scrivo le battute dentro vignette a volte vuote, altre con qualche schizzo che renda un minimo di azione scenica. L capisco se il ritmo funziona. E passo a disegnare".

Torniamo a Fermo. In quarta di copertina c' scritto: ?Il coraggio aspetta, la paura va in cerca...?. Perch importante per te inserire tante citazioni nei tuoi libri? E chi l'ha detto?

"Beh, intanto non ricordo chi l'abbia detto. Ma le citazioni, oltre che negli incipit di ogni capitolo, sono sparse nel libro, messe in bocca ai personaggi. A pagina 86 si cita Leopardi, quando uno dei pazzi dice ?Sono felice solo quando mi ricordo o quando aspetto qualcosa?. Il dialogo sul ponte, poi, a pagina 89, rieccheggia quello di Gassman in un episodio de I mostri, quando parlando con la moglie la induce a lasciarlo".

Il finale della storia spiazzante. Non spoileriamo, ma parliamone...

"Anch'io ero convinto che sarebbe finita in un altro modo. Ma la storia che comanda il personaggio. Io volevo che accadesse una certa cosa, ma arrivato a un certo punto non poteva finire diversamente. E alla fine, come sempre, mi piaciuto far crescere il mio personaggio, imprimergli una svolta che lo fa maturare".

Prossima storia?

"Non lo so. In ogni caso sar una storia animata da personaggi che hanno dentro delle cose. Mi attira il binomio sesso-decesso, come lo chiama Woody Allen, ovvero tutto ci che implica una riflessione sulle relazioni e sui grandi temi della vita. Una storia per me non pu prescindere dal fatto che i personaggi si facciano delle domande, si chiedano cio perch sono l dove si trovano. Una cosa che temo molto cadere nei clich. E mi d molta sicurezza attingere all'intimit dei miei personaggi, proprio perch mi fa sentire lontano dai clich".

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