Fumetti

Mondadori - Historica 12 'Gli Scudi di Marte', la recensione

Si avventura nell'antica Roma la serie della Mondadori che ci delizia con la riproposizione in formato originale di serie francesi a fumetti

01/11/2013

La conoscenza diretta di chi ha scritto l'editoriale di questo dodicesimo volume della serie Historica edita dalla Mondadori dovrebbe farci evitare di dire che forse l'acquisto potrebbe essere giustificato proprio solo dall'editoriale. Chiaramente un paradosso, visto che le storie, come in buona parte delle uscite della serie, sono corpose, ben narrate e disegnate e ci portano in territori e tempi lontani (anche se questa, geograficamente, non ci allontana molto da casa nostra). Eppure nelle righe introduttive, generiche all'inizio e pi dettagliate incentrate sugli albi poi pubblicati, vi sono almeno due indicazioni importanti che vanno riprese anche qui. In prima battuta il Prof. Sergio Brancato ci ricorda quello che sovente il fine primario del romanzo storico e quindi anche dei fumetti storici, protagonisti assoluti di questa serie: "liberarsi della dittatura del presente" o magari dargli "significato mettendolo a confronto con ci da cui proviene". E quindi le passioni dei vari autori per determinati avvenimenti o epoche storiche permettono ai lettori di calarsi in territori ed epoche lontane magari non solo ricostruendo dettagliatamente tutto ma anche e soprattutto riuscendo a ricreare la sua "cultura, il suo sistema di valori. In altri termini, se non la sua realt, almeno la sua tipicit".

Il secondo punto da sottolineare, pi strettamente collegato alle storie scritte da Gilles Chaillet e disegnate da Christian Martinez, in arte Gine, quello relativo alla loro capacit, sostenuta indubbiamente dalla loro professionalit ma anche da tanta passione, soprattutto da parte dello scrittore, recentemente scomparso, per il periodo storico dell'antica Roma.

Gli scudi di Marte sono tre albi che compongono una trilogia completa raccolta qui in un unico volume, che si apre dietro una notevole copertina, molto d'effetto e di un porpora molto carico.

Le vicende di due compagni d'armi, non propriamente due amici, Bestia e Charax, sono l'espediente narrativo con cui l'autore decide di farci camminare per le vie di Roma e delle province dell'Impero pi lontane da essa.
Il cammino dei due uomini di spada, categoria non molto longeva all'epoca, si intreccia quindi con le vicende si re, ambasciatori, tribuni, senatori, schiavi, gladiatori, traditori e donne pronte a tradire ed a vendicarsi. Il casus belli che fa partire l'azione il furto, appunto, dei dodici scudi di Marte e la vicenda assume toni quasi spionistici laddove il furto viene usato al fine di causare una guerra con i Parti per ottenere l'indipendenza, ma non fondamentale raccontare la trama per esteso.

Quel che magari interessa come le storie narrate (lo sviluppo che avviene attorno e a sostegno del plot principale) ci portino per le strade di Roma e delle sue province ad avere a che fare con poveri cristi, schiavi, a bazzicare bettole e lupanari e scoprire quali siano i rapporti fra i militari e i potenti (senatori, legati et alia). Un mondo, quello raccontato da Chaillet, che, per dire, si dedica anche con attenzione a farci capire come fossero trattati gli schiavi a Roma all'epoca, che con i suoi vizi (molti) e le sue virt (ben poche) non di molto si discosta da quello in cui viviamo oggi.

I disegni di Gine sono convincenti e molto quadrati; l'autore un professionista scafato e lo si vede, conosce bene il suo mestiere e sa mettere in primo piano i protagonisti quando serve. Ci permettiamo per di rintracciare nel suo lavoro una certa ripetitivit delle inquadrature, che tendono a variare veramente poco; quasi mai un grandangolo, una inquadratura ardita, un gioco di vignette particolare. Tutto ben fatto, ci mancherebbe, ma senza picchi di originalit. Non vi sono serie particolari di vignette strette o larghe, difficilmente nella vignetta c' un particolare o un dettaglio significativo in primo piano; la regia standard, classica e pensa a narrare le vicende con semplicit. Sono altri, comunque, i punti di forza dell'artista. In primo luogo la voglia e la professionalit di non lasciare sfondi accennati o abbozzati; quasi mai sono delegati al colore e sovente, anche in piccoli ritagli di spazio fra le figure in primo piano, possibile rintracciare parte dell'architettura.

Il colore inoltre, pur non essendo utilizzato per particolari giochi d'effetto (accade forse solo per qualche colonna di marmo e qualche cielo particolarmente d'effetto, di un tramonto), di una semplicit che per nasconde un indirizzo preciso; quasi sempre le scene drammatiche hanno toni (in generale) molto scuri. I passaggi intermedi, narrativi, che si svolgono di giorno, magari per la strada, sono caratterizzati dai toni del giallo e del rosso, non a caso i colori di Roma.

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