Pasquale Frisenda

Settima arte (5): 'Papillon' di Franklin J. Schaffner (1973)

Video, immagini e brevi informazioni su film e documentari che hanno segnato la storia del cinema (o solo il mio immaginario)

31/12/2013
Settima arte (5): 'Papillon' di Franklin J. Schaffner (1973)

"Papillon" di Franklin J. Schaffner (Francia/Usa - 1973)

sceneggiatura: Dalton Trumbo e Lorenzo Semple Jr., basata sul romanzo omonimo da Henri Charrière

con: Steve McQueen, Dustin Hoffman, Victor Jory, Don Gordon, Anthony Zerbe, Robert Deman, Woodrow Parfrey, Bill Mumy, George Coulouris, Ratna Assan, William Smithers, Val Avery, Gregory Sierra

"Sono famoso solo nei luoghi peggiori"
(Louis Dega)

"Maledetti bastardi... sono ancora vivo!"
(Henri Charrière/Papillon)

"Henri Charrière, un venticinquenne francese detto "Papillon" per via di una farfalla che porta tatuata sul torace, viene condannato all'ergastolo e ai lavori forzati nel penitenziario di St. Laurent nella Guyana Francese dell'Isola del Diavolo (il film è stato in realtà girato in Giamaica), per un omicidio che non ha mai commesso. La sua esperienza, vissuta in quello che al tempo era probabilmente il peggior sistema carcerario del mondo, sarà costellata sia da diversi tentativi di fuga - che gli costeranno molti anni di durissimo isolamento - che da strette relazioni con altri detenuti, tra i quali il falsario Louis Dega, un uomo vittima di un destino beffardo e di inutili speranze, che diventerà il suo migliore amico, ma sarà anche accompagnata costantemente dal suo desiderio di libertà. Dopo l'ennesima fuga, severamente punita, e in età ormai avanzata, si spingerà comunque a tentare una nuova impresa apparentemente impossibile..."

Concreto sotto ogni suo aspetto, dove i minimi dettagli sono importanti e curati tanto quanto le panoramiche sugli ambienti, il film di Franklin J. Schaffner si distingue comunque grazie alla straordinaria prova degli attori, a cominciare dai due protagonisti, Steve McQueen e Dustin Hoffman, che permettono a tutte le emozioni e angosce (grandi e sottili) provate dai personaggi di arrivare in pieno nel cuore e nella mente dello spettatore.
Una pellicola per certi versi ancora impressionante, che regge senza troppi problemi il passare del tempo, sia a livello stilistico che per i temi trattati.

Il soggetto del film è tratto dal libro omonimo e autobiografico scritto da Henri Charrière (1906-1973) e pubblicato con grande successo nel 1969.
Il romanzo scatenò diverse polemiche circa la veridicità delle esperienze di vita carceraria nelle colonie penali della Guyana francese.
La critica mise in dubbio l'autenticità dei fatti raccontati da Charrière a causa delle incongruenze e dei paradossi riscontrati nella narrazione, mentre diversi testimoni confermarono invece i metodi efferati utilizzati dal sistema giudiziario dell'epoca, uno dei posti più allucinanti che la mente umana, pur contorta, ha potuto concepire per far scontare delle condanne.

È indubbio come nel film sia proprio il bisogno di libertà il tema dominante, così forte e necessario da arrivare a mettere in secondo piano tutto il contorno: il sentimento di amicizia, la lealtà e ogni riflessione umanitaria.
Ma la libertà di cui il personaggio interpretato da McQueen si fa simbolo non è solo il desiderio di evasione, ma qualcosa di molto più profondo e intangibile.
Papillon è divorato da un desiderio viscerale, ossessivo, quasi morboso; la sua volontà di fuggire dalla prigionia e dalle angherie smette molto presto di essere semplicemente tale, si trasforma in un modo unico di essere realmente se stessi, di assecondare la propria natura, quella più profonda, contro tutto e tutti.
Il personaggio, in questo senso, è talmente estremo da creare un'angoscia quasi tangibile nello spettatore, cancella i parametri della ragione tradizionale e del buon senso, non conosce più paura ne limiti.
"Una barca!", questa è la sola cosa che desidera.
Dal personaggio traspare una fortissima volontà di sopravvivenza: indipendentemente dalle condizioni in cui si ritrova, lui vuole sopravvivere.
Deve sopravvivere.
Il protagonista viene profondamente segnato dagli anni e dalle terribili esperienze vissute durante la prigionia, ma anche adesso, anche così, non si può fermare.
Continua ad assecondare il suo animo più puro e primordiale, rivelando in parte così la condizione dell'uomo: un'incessante ricerca di sé, dei propri spazi, del senso della propria vita, la ferrea volontà di cercare di essere l'artefice del proprio destino, anche se il sospetto è che il tutto sia cosa terribilmente vana, come l'illusione della libertà.
La sua ultima, estrema evasione, che è tanto affascinante quanto folle e irrazionale, va a simboleggiare tutto questo.

Jerry Goldsmith, frequente collaboratore del regista (con cui aveva realizzato le musiche, tra gli altri, anche di "Il pianeta delle scimmie", nel 1968, e di "Patton, generale d'acciaio", nel 1970) si è fatto carico del sofisticato e ricco commento musicale del film.
La convinzione che la musica scritta e composta per il cinema debba essere utilizzata con contributi parsimoniosi, destinando il commento musicale solo a quelle sequenze in cui esso può sottolineare aspetti psicologici o narrativi non del tutto evidenti nelle sequenze filmiche è stato l'elemento che li ha uniti nelle loro collaborazioni, e in "Papillon" questo aspetto è particolarmente evidente: su una pellicola di due ore e mezzo di durata, si ascoltano poco più di 40 minuti di musica.
Goldsmith utilizza inoltre, per le parti meno aspre del suo lavoro, un delicato approccio melodico, spesso affidato alla fisarmonica, strumento che istintivamente richiama l'origine francese dei protagonisti.

L'ufficiale comandante che nella sequenza iniziale del film impartisce le ultime indicazioni ai condannati prima dell'imbarco verso la Guyana francese, è ironicamente interpretato da Dalton Trumbo, celebre sceneggiatore e coautore del film, che negli anni cinquanta era finito nella famigerata "Lista nera di Hollywood" perché sospettato di essere un comunista dal Comitato per le attività Anti-americane dell'ancora più famigerato senatore Joseph McCarthy, che segnò irrimediabilmente la vita e la carriera di molte persone.
Trumbo era stato anche imprigionato per qualche tempo per essersi rifiutato di denunciare conoscenti e amici.

Ecco qui il trailer originale, una clip dal film, un estratto dalla colonna sonora e un backstage:


P.S. Altri post su cinema, fumetto, illustrazione ed altro li potete trovare QUI.

Buona visione!