Pasquale Frisenda

Settima arte (11): 'Vincitori e vinti' di Stanley Kramer (1961)

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29/01/2014
Settima arte (11): 'Vincitori e vinti' di Stanley Kramer (1961)

"Vincitori e vinti" di Stanley Kramer ("Judgment at Nuremberg" - USA - 1961)

soggetto e sceneggiatura: Abby Mann
con: Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark, Marlene Dietrich, Maximilian Schell, Montgomery Clift, Ed Binns, Werner Klemperer, Torben Meyer, Martin Brandt, William Shatner, Kenneth MacKenna, Alan Baxter, Ray Teal, Sheila Bromley, Bess Flowers, Judy Garland

Ernst Janning (Burt Lancaster): "Tutta quella gente, quei milioni di persone... io non pensavo che si giungesse a tanto. Lei deve credermi, lei deve credermi!"
Dan Haywood (Spencer Tracy): "Herr Janning, doveva capirlo la prima volta in cui condannò a morte un uomo sapendolo innocente"

"Se tutti i capi del Terzo Reich fossero stati dei sadici, dei maniaci, allora i loro misfatti non avrebbero più significato morale di un terremoto o di qualsiasi catastrofe naturale, ma questo processo ha dimostrato che in tempi di crisi nazionale le persone normali, e perfino quelle capaci ed eccezionali, possono indurre se stessi a condurre dei crimini così grandi e odiosi da sfidare qualsiasi immaginazione".
(Dan Haywood/Spencer Tracy):

"Norimberga, 1948, Dan Haywood, un anziano giudice americano, viene invitato a presiedere una corte penale militare in un processo intentato contro quattro giudici tedeschi, accusati di aver commesso crimini contro l'umanità durante il Terzo Reich; essi affrontano il processo ognuno a suo modo: chi non tradisce il suo antico ideale, chi invece, come Ernst Janning, si trincera dietro un assoluto silenzio, rifiutando così ogni difesa. Le quattro importanti personalità tedesche, accusate di aver applicato, oltre la lettera, leggi evidentemente ingiuste e crudeli, confluite in aberranti sperimentazioni mediche sui prigionieri, agevolando la persecuzione del popolo ebreo e non solo. Le prove d'accusa sono schiaccianti, ma la ragione politica si ritrova a dover combattere con la ragione di stato. Nei momenti di libertà, al di fuori dell'attività giudiziaria, Haywood cerca in ogni modo di capire la realtà del paese e la mentalità dei suoi abitanti, incontrando diverse persone, come la signora Bertholt, nobile tedesca decaduta e vedova di un ufficiale della Wehrmacht giustiziato da un tribunale americano. Nello stesso periodo nel quale si svolge il processo inizia la guerra fredda, con il blocco sovietico su Berlino, cui gli americani rispondono con un ponte aereo. In questo clima, la Bertholt suggerisce a Haywood di guardare al futuro e cerca di persuaderlo del fatto che non tutti i tedeschi sono come i nazisti. Al processo, Janning decide di ammettere le sue colpe, nonostante la determinata e brillante difesa del giovane avvocato Hanhs Rolfe, che si è offerto di patrocinarlo. Ciò accade durante una delle ultime udienze, in cui viene raccolta la deposizione della testimone Irene Hoffmann, protagonista del caso di Lehman Feldenstein. Arriva il giorno della lettura della sentenza, e il giudice, accertata la responsabilità degli imputati, emette severe condanne, nonostante le contrarie pressioni delle autorità d'occupazione..."

Celeberrimo dramma processuale sul terzo Processo di Norimberga, dominato da una prova collettiva del cast senza precedenti, il film ha almeno due momenti indimenticabili: la testimonianza del garzone Rudolph Petersen (Montgomery Clift) - sterilizzato poiché mentalmente incapace secondo la difesa, mentre la pubblica accusa ritiene che la causa fosse da attribuirsi all'adesione del padre al partito comunista - e la sconvolgente proiezione di autentici filmati dei campi di concentramento (resa ancora più struggente dal commento gelido del Colonnello Lawson).

Scritto da Abby Mann, che adattò un suo teledramma, il film ricostruisce in chiave romanzesca il processo di Norimberga del 1948 contro i criminali di guerra nazisti (il film è stato realizzato agli inizi degli anni '60, e l'argomento trattato era ovviamente ancora attuale).
Una maratona giudiziaria che è, forse, il più compatto e armonioso film del produttore-regista Stanley Kramer, una vera prova di abilità registica: un saggio di oratoria democratica ad alto livello, affidato ad un cast all star.
Quasi interamente girato all'interno di un'aula processuale e lungo circa 3 ore, "Vincitori e vinti" è un film che può forse sembrare una scelta azzardata,  ma risulta tutt'altro che stancante, perché Kramer riesce a gestire il materiale che ha a disposizione in maniera splendida.
Di fronte a temi di questa portata è facile scivolare nella retorica più qualunquista, di svilire gli avvenimenti riducendoli a facili bersagli, ma sia il regista che lo sceneggiatore riescono a evitare tutto questo, anche grazie alla ben delineata figura del sagace avvocato interpretato da Maximilian Schell (ruolo che gli valse l'Oscar), che si incastra alla perfezione in un meccanismo che non desidera colpire ma far pensare (l'intero film chiede di essere più ascoltato che visto), inanellando una serie di considerazioni che non possono non far riflettere sul senso della natura umana, sia dei giustiziati che dei giustizieri (dei vincitori e dei vinti, appunto).

Da alcuni ritenuto poco più di una abile operazione di propaganda, secondo me, invece, oltre che essere ottimamente scritto, diretto ed interpretato, è un film decisamente equilibrato e intellettualmente onesto, che non credo possa lasciare indifferenti.
Uno di quei titoli che arricchisce chi lo guarda e che ben regge il passare del tempo.

Il film fu pluripremiato (Premio Oscar nel 1962, e Oscar ad Abby Mann per la Migliore sceneggiatura non originale e a Maximilian Schell come Miglior attore protagonista - Golden Globe a Stanley Kramer per la Migliore regia e a Maximilian Schell come Miglior attore in un film drammatico - David di Donatello come Miglior film straniero, a Spencer Tracy come Miglior attore straniero e David Speciale a Marlene Dietrich per la sua Performance - New York Film Critics Circle Award a Maximilian Schell come Miglior attore protagonista e ad Abby Mann per la Migliore sceneggiatura - Nastro d'Argento a Stanley Kramer per il Miglior film straniero - Bodil Award a Stanley Kramer per il Miglior film straniero - Cinema Writers Circle Award a Stanley Kramer per il Miglior film straniero - Fotogramas de Plata a Spencer Tracy come Miglior attore straniero), ed ebbe una valanga di nominations, ma anche questi riconoscimenti furono visti in maniera negativa dai suoi detrattori, e anzi come ulteriore prova dell'operazione fatta, definendolo come un tipico frutto culturale della presidenza di John F. Kennedy.

Nel giugno del 2008, l'American Film Institute, dopo un sondaggio che ha coinvolto oltre 1500 appartenenti alla comunità artistica, ha reso noto la sua classifica "Ten top Ten": in essa a "Vincitori e vinti" è stata assegnata la posizione di decimo miglior film nella categoria dramma giudiziario, e nel 2013 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d'America.

Agevolo qui alcuni momenti (credo significativi) del film:


Buona visione!


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