Fumetti

Coconino Press - unastoria, la recensione

Gipi torna al fumetto consegnandoci una storia su pi piani che, come al solito, intriga e fa riflettere

14/04/2014

Il Gipi che unastoria ci consegna, o meglio il Gipi che ci consegna unastoria, un autore diverso; passato attraverso molte cose, tante assolutamente lontane dal mondo del fumetto e dalle piccole cose e beghe che lo riguardano; attraverso un film ed attraverso esperienze professionali e di vita diverse.

Un uomo molto maturo che oggi pi che mai applica al mondo in cui vive i suoi criteri di curiosit e di analisi; e l'analisi (sono moltissime le interviste rilasciate negli ultimi mesi, cos come le sue pubbliche esternazioni su blog, Il Post, via e sulla ) che ne vien fuori non per forza esaustiva e definitiva, ma di sicuro appare molto lucida e profonda, molto pi di quella di tanti altri che per rango studio e lavoro dovrebbero essere in grado di tenerci intellettualmente vivi e svegli.

E allora ben venga, che in un periodo che definire grigio da un punto di vista sociale, morale, politico ed economico lievemente riduttivo, affidarsi ai segni e alle parole di Gianni Pacinotti.

Per parlare del volume, invece, si pu fare un piccolo cappello generico: ozioso cercare di capire quali sono i fattori che contribuiscono al successo di pubblico di un fumetto; ancora di pi cercare quelli che ne fanno, in generale, un buon fumetto, indipendentemente dall'eventuale successo di pubblico. Sar che siamo martellati da programmi / reality dedicati alla cucina ma sembra sempre importante cercare la ricetta e gli ingredienti necessari Il disegno parte importante ma non deve, chiaramente, essere solo un bel disegno, il suo compito infatti quello di essere funzionale alla narrazione, oltre che illustrarla.

La scrittura, inoltre, deve conoscere alcune regole basilari di grammatica del mezzo per non rendere la lettura impossibile o complicata. Magari, se proprio si volesse trovare una conditio sine qua non un fumetto non pu essere un buon fumetto (ma non neanche detto sia una legge universale) che lo stesso deve volere e sapere raccontare una storia. O, meglio, unastoria, come il titolo del volume di Gipi di cui, pi o meno, alla fine parleremo.

E allora pu capitare che il narratore, l'autore di un fumetto, in primis brilli (cos come i suoi lavori) proprio per quello che ha da dire, con, come condimento, magari qualit anche nel come dirlo (sempre meglio). E che quindi il mezzo di comunicazione (il fumetto) sia solo uno dei tanti attraverso il quale si rivolge agli altri e che la voglia e la capacit di trasmettere qualcosa trovi altre vie, magari la narrativa (con racconti brevi), ma musica (con canzoni), il cinema (con lungometraggi e con corti). Questo il caso di Gipi (ma, magari, con i dovuti distinguo, anche di tantissimi altri autori, come Gianfranco Manfredi, Paola Barbato, o anche Luciano Ligabue per dire, e tanti altri ci sarebbero, senza che stia a elencare per ognuno di loro quante e quali vie hanno trovato per parlare al pubblico).

Non lineare la vicenda raccontata in unastoria. Mischia passato e presente, tratto a penna ed acquerello, racconto in prima persona e dialoghi. Ma, all'ultima pagina, la sensazione che sia tutto chiaro, che sia tutto entrato, di botto, dentro te palese. C' un presente, complicato, probabilmente per tutti superabile solo aggrappandosi alla propria pazzia e chiudendosi nel proprio guscio, contro il mondo, non "nel" mondo; c' un passato prossimo, che prometteva, che sperava e ci faceva sperare. C' un futuro remoto, durissimo e volgare, chiaramente migliore, pi chiaro ed essenziale, pi diretto e preciso del presente, sempre avvinghiato alle mille spire di una penna bic.

C' un albero, una stazione di servizio ed un guardarsi allo specchio, trovandosi a cinquant'anni con un volto che a diciotto ci avrebbe fatto paura e che invece oggi il nostro volto naturale, solcato dalle lacrime che hanno, secondo la teoria del protagonista, nei secoli modificato la struttura del viso, che altrimenti sarebbe perfettamente liscio. Teoria purtroppo, smentita al termine della lunga spiegazione: "No. Tu sei liscia in Viso. Non hai mai pianto tu.", "L'ho fatto. Ma non te ne sei mai accorto".

Tutto questo passando, in punta di penna, perch nulla sembra essere fondamentale in questo racconto e proprio per questo tutto lo diventa, attraverso molte delle storture e brutture della societ moderna, narrate anche semplicemente attraverso il disegno, in alcuni casi, e parliamo di acquerelli anche a tutta pagina, di una bellezza a dir poco disarmante.

Non la trama, non sono i personaggi. Non il fine (non detto ci sia) non lo scopo che raggiunge. solo un racconto. solo un bel libro.

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