Fumetti

Kleiner Flug - L'ultimo dei Mohicani, la recensione

Riduzione a fumetti del libro di Fenimore Cooper, con le spettacolari illustrazioni di David Didier, in arte Cromwell

24/04/2014
Kleiner Flug - L'ultimo dei Mohicani, la recensione

David Didier, in arte Cromwell, è un autore francese dalle precise caratteristiche; difficilmente o si potrà considerare inquadrato o scolastico e i suoi lavori difficilmente potranno essere annoverati fra i classici fumetti in lingua francese. L'ultimo al quale si sta dedicando, forse, lo avvicina un po' ad un certo stile fantasy cartoonesco ma non ne intacca la portata di originalità.

Grazie alla sua opera il volume che abbiamo fra le mani, L'ultimo dei Mohicani, edito dalla Keliner Flug, è sicuramente un pezzo unico nel suo genere ed è una discreta sintesi fra sperimentazione, illustrazione e fumetto.

Pubblicato originariamente nel 2010 dalla Soleil, rientra perfettamente nel progetto della casa editrice fiorentina di recupero di riduzioni a fumetti di grandi opere della narrativa, seguendo l'albo Il lupo dei mari nella neonata etichetta "Narrativa fra le nuvole".

Utilizzando la sceneggiatura di Lucie Braud, alias Catmalou, il disegnatore ci consegna un albo dalla splendida fattura e dai toni cupi, che cerca di portarci anche fisicamente nelle atmosfere dell'avventura così come immaginata originariamente nel libro omonimo scritto da James Fenimore Cooper.

Forse non è un caso che la sceneggiatura non sia scritta da una professionista del settore, nel senso che la sua professione non consiste nello scrivere sceneggiature per storie a fumetti; quel che serviva al disegnatore era una riduzione, il comprimere in tot tavole di fumetto le vicende narrate nel libro in maniera bilanciata.

A parte questo, infatti, il grosso (il totale) del lavoro lo fa il disegno.

Sono pochissime le tavole in cui i personaggi si esprimono con balloon (in realtà mai presenti, sono solo testi non riquadrati da alcun balloon indirizzati verso il personaggio che parla con una semplice linea), per il resto si tratta sovente di una o più illustrazioni nella tavola corredate, di lato magari, dal testo. Non manca una discreta quantità di scene mute, da quelle di caccia ad alcune di battaglia nella foresta fra indigeni e "invasori" del nuovo mondo. La storia è ambientata nello stato di New York, nell'America del Nord, durante la Guerra dei sette anni (combattuta fra Francia e Gran Bretagna per il predominio sulla zona); si tratta di una vicenda che intreccia amore, passione, orgoglio e vendetta.

Tutti sentimenti fortissimi che sono resi in maniera molto violenta e diretta, così come, presumiamo, erano vissuti in quel tempo in quei posti.

Il disegnatore raschia, dipinge, lascia strati di colore uno sull'altro creando effetti a volte paesaggisticamente delicati a volte visivamente forti; la caratteristica peculiare di tutto il volume è la scelta di battezzare ogni tavola con un colore ed, a parte piccolissime eccezioni, quasi sempre dovute alle uniformi rosse dei soldati, mantenere, oltre al nero, abbondante, lo stesso colore per tutta la tavola, variandone solo tono e intensità. Scene di battaglie nei boschi sul senape, scene notturne sul verde mare, scene cruente di uccisioni sul blu scuro con colate di rosso vermiglio.

È un utilizzo del colore puramente narrativo quello che viene fatto dal disegnatore, che assegna ad ogni gruppo di colori una funzione, appunto, narrativa, collegando strettamente azione a colore.

Per il resto, e per concludere, c'è poco da aggiungere. Si tratta, cominciando dalla copertina, un dipinto in cui si vedono le venature del colore e le striature del pennello, di aprire l'albo e, pagina per pagina, soffermarsi su quelle che sono propriamente singole illustrazioni di notevole qualità ed effetto, notando come ogni scelta (dai profondi neri a riempire anche mezza pagina alla tavola intera nella quale si vede solo un braccio con un'arma insanguinata) sia non solo artisticamente importante ma strettamente legata ad un intento narrativo.

 

 

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