Fumetti

Bao Publishing - Saga nn.1-3, la recensione

In blocchi di sei numeri alla volta, leditore milanese presenta la serie pi premiata degli ultimi anni

26/04/2014
Bao Publishing - Saga nn.1-3, la recensione

Quando il titolo dice tutto. Quando l'incetta di premi che gli autori e la serie stessa e le importanti recensioni raccolti in solo due anni di uscite tappa la bocca a qualsiasi altro commento sensato.

Molto articolato il percorso editoriale della Image Comics; partita nei primi anni novanta come sfogo editoriale di un manipolo di disegnatori di supereroi in cerca di maggiore gratificazione economica (leggasi proprietà dei diritti dei personaggi che disegnavano), al giro di boa dei venti anni diventa un editore illuminato, che ha ridotto e di molto le serie puramente supereroistiche e che ha dato la possibilità a decine di autori di debuttare (magari con albi in bianco e nero, quasi una bestemmia per il comic market statunitense) nel mondo dei professionisti con le proposte le più diverse possibili, sovente centrando clamorosi successi editoriali, premiati sia in termini di vendita sia dalla critica. I nomi sono tantissimi (Millar, Bendis, Kirkman) e le serie sono incredibilmente di successo e qualità (Chew, Invincibles, The Walking Dead...). In questo contesto, nel 2012, prende le mosse una serie scritta da Brian Vaughan e disegnata dalla disegnatrice canadese Fiona Staples; i due, che si sono conosciuti artisticamente tramite un amico comune, con questa serie sono alla prima collaborazione e, come talvolta accade, riescono al primo colpo a realizzare un qualcosa decisamente di qualità.

La combinazione dei talenti dei due, l'argomento e il suo svolgimento (sia narrativo che grafico) appassiona i lettori e rende la serie un successo forse parzialmente inaspettato come numeri ma sicuramente prevedibile viste le qualità di entrambi.

Vaughan, enfant prodige della sceneggiatura a fumetti (debutta a meno di vent'anni alla Marvel), arriva a Saga dopo aver inanellato una serie di successi con progetti creator owned (Y: The Last man e Ex Machina, per fare qualche esempio) tali da portarlo all'attenzione dei produttori televisivi che lo hanno coinvolto nella sceneggiatura di Lost, serie tv di successo planetario, appunto. E se in questi progetti aveva delineato scenari post-apocalittici o thriller supereroistici, con Saga sposta l'asticella un po' più in alto, arrivando a realizzare quella che potrebbe essere la storia con la "s" maiuscola della sua carriera, quella che gli frullava nella testa sin da piccolo e che finalmente vede la luce.

Saga, dicevamo, è quello che dice il titolo.

Una enorme costruzione narrativa; uno scenario fantastico ambientato su altri mondi e altri universi. Una banalissima storia d'amore negato e improbabile, e la sua realizzazione nella nascita di un figlio apparentemente unico nel suo genere. Guerre, astronavi (ma organiche, in omaggio alla richiesta della disegnatrice di non esagerare con i mezzi "tecnici"), mostri, alieni ma soprattutto tanti stratagemmi narrativi per poter raccontare una saga che sia ambientata non sulla nostra terra ma che racconti di vicende, al netto della coreografia e della scenografia, così dannatamente vicine a noi ed ai nostri tempi.

Dubito sempre degli articoli nei quali sono contenute domande, eppure mi andrebbe di scrivere: sarà questo il motivo del successo della serie? La risposta è scontata ma non esaustiva. Attraverso le razze aliene, le guerre tra popoli, il rifiuto della guerra del protagonista, la fuga, la nascita del figlio non è difficile scorgere problemi e riflessioni attuali, che ci permettono di vivere la storia, altrimenti così lontana dal nostro vissuto quotidiano, con enorme partecipazione.

Merito, scontato ma da sottolineare, del modo in cui Vaughan fa muovere e parlare i suoi protagonisti, rendendoceli, nonostante magari apparenze fisiche tremendamente distanti da noi (vedi gli esseri antropomorfi con in testa un... monitor) assolutamente umani nella migliore e peggiore accezione del termine, nelle virtù ma soprattutto nei vizi e nelle umane piccolezze e meschinità.

Fa sorridere infatti, come in una storia che via via si va sempre più ingarbugliando (alla fine del terzo volume edito dalla Bao i nodi fatti sembrano ben lontani dallo sciogliersi), ci sia spazio per dettagli che rendono il tutto così vicino a noi, come la presenza di un suocero permissivo, buono (tanto da tutelare tutti gli altri piuttosto che esporli a cattive notizie) e di una suocera forte, violenta e decisionista (nonché decisamente antipatica).

Nel lancio pubblicitario questa serie era stata descritta come Guerre Stellari che incontra Il trono di spade. A dire il vero lo stesso autore poi l'ha anche definito, scherzando, un Guerre Stellari per pervertiti, alludendo a qualche licenza che lo stesso si è preso tale da rendere la lettura degli albi un po' distante dal tono da educande utilizzato in Guerre Stellari.

Il senso del lancio pubblicitario era quello di spiegare quali fossero le anime che componevano la saga, appunto: un mondo quasi medioevale / fantastico, nel quale si muovono razze diverse, provenienti da diversi mondi, il tutto condito da fantascienza e viaggi interstellari. Ma, come detto, questo è solo lo sfondo. Uno sfondo che, anche se zeppo di cose molto singolari, ci sembra lo scenario più normale possibile per le avventure dei protagonisti.

Non è un caso, per dire, che alcune scelte grafiche della disegnatrice puntino sulle persone e sulle espressioni piuttosto che sugli sfondi; utilizzando un espediente tipico dei cartoni animati (dove, per risparmiare tempo, si dedicava grande attenzione -e gran numero di disegni- all'animazione dei personaggi e minore agli sfondi, sempre fissi) in pratica delinea con la linea nera solo i personaggi in primo piano, dipingendo gli sfondi senza utilizzare in nessun caso la linea nera, come se fossero lontani sfocati o, scelta narrativa appunto, di minore importanza.

L'autrice canadese ha un tratto molto particolare; il suo rifarsi a riferimenti fotografici è chiaro e la sua attenzione a riprodurre i protagonisti (almeno quelli con sembianze antropomorfiche) senza fare errori di anatomia potrebbe accostarla a quel tipo di disegnatori realistici che oggi bazzicano il mondo dei fumetti. Nel caso di Saga, però, in primis è anche inchiostratrice e colorista e quindi gestisce in toto la realizzazione grafica della serie. Non c'è, nei protagonisti in primo piano, una linea chiara pulita a delineare personaggi e lineamenti; si tratta di una linea grossolana, spezzata, di spessore diverso, talvolta interrotta; il colorare da sola i propri disegni fa sì che il colore sia parte integrante della sua opera che pertanto in alcuni casi è solo abbozzata e resa tridimensionale da piccole pennellate e velature (neanche troppe a dire il vero) che sopperiscono a tratteggi assolutamente inesistenti) e spazi neri (anche questi inesistenti), tipici nel fumetto così come siamo abituati a conoscerlo e qui assolutamente inesistenti. Un risultato particolare che probabilmente sarà amato più dalle ultime generazioni che dai vecchi appassionati di fumetto.

Piccolo passo indietro e torniamo un attimo ai volumi nelle nostre mani.

Un albo mensile statunitense ha un peso che per noi europei (per non dire per noi italiani) è davvero esiguo; abituati alle grandi saghe dei tomi francesi o ai normali bonellidi di cento pagine poca cosa sembra essere lo spillato, sovente zeppo di pubblicità, che è l'edizione originale del comic book. Quando però (e questa è una questione interessante giù sollevata in passato) il fumetto seriale conserva, nelle sue uscite mensili, non solo una consecutio stringente di eventi ma anche e soprattutto una omogeneità stilistica viene puntualmente raccolto in volumi di 6 o più storie permettendo così al lettore di avere fra le mani albi di un centinaio (e passa) di tavole che, letti tutto d'un fiato, sono sicuramente più appaganti.

Nel caso delle uscite pubblicate da Bao Publishing al momento i volumi da acquistare sono tre, che raggruppano, al costo di Euro 14 ognuno, storie consecutive a gruppi di sei. In pratica le raccolte ci permettono praticamente di essere al passo con le uscite originali in Usa (il numero diciotto è uscito in originale a fine gennaio) avendo recuperato in breve il gap che ci separava dalla serie statunitense.

Recupero, quello dei volumi usciti fino ad ora, facile anche per chi non ha letto ancora nulla di questa serie, essendo gli albi venduti sia in libreria di varia che in fumetteria che ordinabili dal sito dell'editore o dai vari siti di vendita di libri online; un neanche tanto velato suggerimento all'acquisto, almeno per essere al passo con i tempi e con i premi, che indicano in questa saga uno dei fumetti migliori in assoluto degli ultimi anni.

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