Martin Mystre

Esaurimento Mysterioso?

Un'invenzione dei cartografi!

03/03/2016
Esaurimento Mysterioso?

 

Da alcuni anni si sente dire che non è più l’epoca dei mysteri e che l’arcano non interessa più a nessuno. Di conseguenza, dicono, Martin Mystère vende sempre meno. Tutto è già stato spiegato, trattato, analizzato, e non c’è più spazio per la fantasia.

Stranamente l’affermazione viene avanzata sia dai detrattori che considerano i mysteri ormai “fuori moda” in quanto argomenti vecchi e superati, che da quelli che li ritengono “fin troppo di moda” e perciò abusati.

Entrambe le asserzioni (da un certo di punto di vista veritiere nonostante in antitesi) puntano sul comune denominatore di voler dimostrare che i mysteri hanno fatto il loro tempo. Ci arrivano da strade diverse, completamente diverse, ma quello è il loro traguardo.

Possiamo in effetti ben capire le affermazioni di quelli che li condannano come obsoleti e logori in quanto, non a torto, forse il loro pensiero vola automaticamente a Peter Kolosimo e Zacharia Sitchin, morti da anni e i cui libri spopolarono negli anni ’60 e ’80 del secolo scorso.

Del resto non possiamo negare neppure che vi sia un fondo di verità nelle asserzioni di chi li giudica svuotati di ogni fascino e ormai completamente sviscerati, almeno non dopo l’esplosione del fenomeno Twilight che ha di fatto “sdoganato” i vampiri e gli altri mostri su tutti i mass-media.

Eppure, all’analisi dei fatti, entrambe le teorie sono sbagliate in quanto, pur se formalmente corrette, non spiegano il fatto che mai come ai nostri giorni i mysteri risultino ancora attuali né perché, mai come ora, i media producano così tante opere a sfondo mysteriano.

Solerti filosofi potranno spiegarci che quando le basi di una società crollano (e la nostra sta scricchiolando spaventosamente da ormai diversi anni) l’uomo tende a rifugiarsi nell’occulto. Un po’ come successe nel medioevo.

Noi non pretendiamo di capire i modi e le ragioni, prendiamo per buona la valutazione dei pensatori di cui sopra. Soprattutto perché, come dicevamo, la prova è tutto attorno a noi e basta saper osservare per vedere che, camuffate da teorie scientifiche, sostenute da grandi personalità, mimetizzate da “APP” nella nostra realtà tecnologica, mescolando basi razionali a sviluppi irrazionali, le teorie para-normali hanno prosperato, continuano a prosperare e ora godono dei frutti del successo.

La dietrologia, la teoria del complotto, gli oroscopi sono solo tre esempi di come il mystero sia al centro della nostra vita. E la diffusione di bufale ha raggiunto sviluppi incredibili, tanto che ormai non si può più parlare di Scie Chimiche senza che comincino sterili polemiche tra detrattori e credenti.

Se queste prove non fossero ancora sufficienti, basterebbe pensare a quattro autori di libri che continuano a prosperare su questi argomenti: è vero che Kolosimo e Sitchin sono morti, ma Von Daniken ha ripreso a scrivere proprio in questi anni mentre Dan Brown non ha mai messo; e non è molto che sono uscite le ultime opere di Bauval e di Hancock.

Ma il mystero non è relegato solo alla cultura, alla filosofia, ai nostri modi di vivere. La diffusione degli argomenti occulti è capillare e tocca tutti i mass-media, dimostrando che l’argomento non è morto, tutt’altro, è vivo, ricercato, agognato, desiderato, checché ne dicano i detrattori.

Anzi, a dirla tutta siamo convinti proprio dell'esatto contrario: questi canali mediatici, invece di affossare il fenomeno, ne tengono vivo l'interesse.

Se non vogliamo pensare ai media esclusivamente ludici in quanto “mercato a sé” (parliamo quindi dei videogiochi, in particolare quelli storico-misteriosi-complottisti come “Assassins' Creed”, per esempio, ma anche il “Professor Layton” per i più giovani e ancora il recentissimo “The Order 1886” con protagonista un giovane Tesla), pensiamo solo alle serie televisive: il piccolo schermo è saturo di vampiri (citiamo solo The Vampire’s Diaries), di zombie (come non pensare subito a The Walking Dead), di licantropi (Teen Wolf è l’ultimo di una lunga serie), di demoni (Supernatural su tutti) e di streghe (l’ultima nata è la serie Coven).

Ma non sono solo i “mostri” a farla da padrone e persino i mysteri “classici” sono sempre alla moda in televisione: storie di cospirazioni planetarie (The Dig), di personaggi enigmatici del passato (Da Vinci’s Demon), di regni perduti (Atlantis) e di avvenimenti misteriosi (Under The Dome, Even,…) sono sfruttatissime e sempre in voga.

E il tutto senza aver ancora citato il ritorno di X-File, vera e propria icona del nostro modo di pensare al mystero.

E se il piccolo schermo propone mysteri su mysteri, il cinema non può fare eccezione e vi troviamo nuovamente tutto ciò che nel suo piccolo fa la televisione: teorie del complotto interplanetarie (Jupiter), vampiri (Dracula Untold), zombie (World War Z), demoni (il remake di Carrie) e streghe (Maleficent), solo per fare dei rapidi esempi. Senza contare che se le major rispolverano Tomb Rider e Lucas e Spielberg stanno lavorando a Indiana Jones V, vuol dire che qualche interesse mondiale ci dev’essere.

E se anche fosse vero che i mysteri fanno colpo solo sulla “sotto cultura” (per questo, dicono i detrattori, vanno forte in film e telefilm), non si spiegherebbe come mai abbiano così massicciamente invaso anche il media culturale per antonomasia: i libri. Senza andare a citare i volumi dedicati agli zombie che stanno letteralmente spopolando in Italia (considerando il solo Amazon per un periodo di soli 90 giorni, scopriamo che sono stati messi in vendita ben 20 libri nuovi dedicati a questi simpatici mostri, con una media di un libro e mezzo la settimana) si pensi un attimo ai soli testi che contengono la parola “mistero” nel titolo: sempre negli ultimi 90 giorni ne sono usciti 244! Avete letto bene: duecentoquarantaquattro libri tra saggi, romanzi, racconti, poesie e quant’altro. Ma volendo essere più precisi, quelli che trattano davvero di mysteri nell’accezione di cui stiamo parlando (e non per esempio al “mistero di Ustica”) sono comunque stati 54, di cui diciotto da un punto di vista scientifico e trentasei da quello romanzato. Praticamente escono quattro libri alla settimana (tra nuove proposte e inediti del passato anglo-americano) che trattano di mysteri, e il tutto senza contare quanti sono quelli sulle “stranezze” religiose che formano numeri a sé.

Visto quanto sopra e confutate le teorie che il mystero non venda, si potrebbe ora avanzare la teoria che vi sia una saturazione del mercato: tutti i film, telefilm, libri e correnti di pensiero di cui abbiamo appena parlato rendono superflui altri prodotti mysteriosi.

A negazione di quest’ultima teoria, però, vi è il fatto stesso che il mercato (anche se saturo) continua a venir invaso da questi prodotti. E che essi vengono acquistati e fruiti.

Lo diciamo meglio: non solo vengono realizzati tanti prodotti, ma vengono comprati tanti prodotti dedicati al mystero.

L'Italia ha voglia di mistero. Persino di quello sciocco e mal raccontato. Figuriamoci quello colto e ben scritto di Martin Mystère.

Non sindachiamo sulle cause: forse il mercato è in espansione o forse è bello avere diverse versioni dello stesso mystero. O ancora, la memoria del pubblico è labile e si può sempre riproporre materiale vecchio come nuovo. O ancora, la moda, il modo diverso di parlarne…

Sinceramente non siamo esperti di marketing, ma ci limitiamo a costatare che il prodotto va e il pubblico lo cerca.

Programmi come Voyager e Mistero vengono ancora prodotti e seguiti; riviste come Mistero e Astra pubblicano e sono considerate.

Il pubblico è affamato di mysteri.

Perché dunque Martin Mystère fa sempre più fatica a trattarne?

Vi sono solo due ipotetiche risposte: il fumetto non è il media giusto o Martin Mystère ha già affrontato e risolto tutti i mysteri del mondo.

La prima teoria è facilmente demolibile, in quanto mai come negli ultimi tempi il mystero domina anche nei fumetti: l’avventura di Tex da poco in edicola tratta di magia nera indiana (Feticci di Morte, su Tex 651-653), mentre quella precedente era ambientata in Messico, al fianco del Morisco e affrontava oscure leggende Maya e una stirpe di rettiliani dell’abisso (La stirpe dell’Abisso, su Tex 649-651); Zagor è spesso impegnato a combattere eventi fantastici e mysteriosi, basti pensare alla saga di Atlantide che, durata parecchi anni, era incentrata su manufatti Atlantidei e vi si incontravano Machu Picchu, la base di Altrove, le Amazzoni, mostri, mutanti e persino una vera e propria cittadella atlantidea (l’epopea si dipana dallo Zagor 549 allo Zagor 589).

E se non vogliamo parlare di Dylan Dog, Dampyr e Lukas, che hanno fatto del mystero, sotto le sue varie sfaccettature, la colonna portante delle proprie trame, pensiamo soltanto al nuovo Adam Wild che in soli sei numeri incontra un mysterioso uomo-scimmia (L’anello mancante, Adam Wild n.4), affronta incubi e sogni che prendono vita (ne L’incubo della giraffa, Adam Wild n.6) e trova un ipotetico giardino dell’Eden e gli scheletri di Adamo ed Eva (Fuori dal Paradiso, Adam Wild n.7). Persino una serie “contenitore” dedicata alla pura Avventura come Le Storie, dedica ampio spazio a storie di fantasmi ed episodi al confine della realtà (Il lato oscuro della luna, n.5; Nobody, n.10; Scacco alla Regina, n.19; Il Principe di Persia, n.23; La voce di un Angelo, n.24; Il fattore Z, n.27; L’abisso, n.35).

Al di fuori della Bonelli troviamo Topolino che in poco meno di due mesi: fa incontrare Topolino con gli Iperborei e Agarthi (Topolino e l’Impero sotto zero, su Topolino 3092-3093), manda Indiana Pipps ad indagare sui misteri egizi (Indiana Pipps e il dono dell’imperatore su Topolino 3097), trasporta Pippo a Pompei dove si scontra con un Gambadilegno trasformato in un fauno (Topolin Murat e i misteri di Pompei su Topolino 3101) e ci racconta le peripezie di Paperone alla ricerca di una mysteriosa isola del tesoro (Zio Paperone e Paperetta e l’ultimo scrigno su Topolino 3099). Senza contare che nel Topolino 3140 il nostro Topo incontra faraoni alieni (Topolino e la maledizione del faraone triplo) e che nel Topolino 3094 il piccolo topo si trasformava persino nell’Indagatore dell’Incubo (Dylan Topin e l’alba dei topi invadenti).

Ma se ancora non fossimo soddisfatti, troviamo le edicole nazionali ed estere colme della ristampa di The Secret (complottismo e alieni), L’Insonne (esoterismo e occulto) e Rourke (magia e streghe), solo per citarne tre a caso.

Dunque anche il pubblico dei fumetti è affamato di storie mysteriose, anzi, non ne è proprio mai sazio.

Insomma, scartate tutte le ipotesi impossibili, sembrerebbe che il problema di Martin sia proprio quello che egli stesso abbia già parlato di tutti i mysteri esistenti. In effetti, Castelli si lamenta a volte di quanto non sia del tutto libero di agire, stretto nella stretta continuity in cui ha intrappolato il nostro Biondo Archeologo. “Se mi viene in mente una bellissima idea per risolvere il mystero del Graal – bofonchia spesso – devo subito scartarla perché Martin ha già investigato sul Graal, anzi, l’ha già trovato. Non posso usare la mia idea, per quanto bella, perché confuterebbe quella precedente.”

Non ci piace contraddire Alfredo, ma siamo convinti che non sia così.

Innanzi tutto vi sono ancora moltissimi enigmi da risolvere. La grande scelta di film, telefilm, libri, trasmissioni,… offrono spunti per moltissimi casi ancora.

Vi sono poi tutti i mysteri suggeriti dai lettori ai tempi dei mysteri italiani.

Senza contare quanti mysteri archeologici e classici vi siano ancora da investigare (Il caso Tamam Shud, Le Georgia Guidestones, La scomparsa di Patty Vaughan, Il mistero di Warminster, L’omicidio di Latricia Bianco, La strage di Hinterkaifeck, Incidente del passo Djatlov, il mistero dell’isola di Nuku Hiva, il caso di Freddy Jackson del Goddard’s squadron, l’astronauta di Solway Firth, il gigante di Atacama,...).

Senza andare lontano, inoltre, basterebbe affrontare i mysteri già accennati nella serie, ma mai affrontati esplicitamente (il fantasma del Topkapi, la prima visita a Mohenjo Daro, il finale della storia dedicata al Teschio del Destino,…).

Senza considerare che spesso Martin ha lasciato il caso con il finale aperto: dava una sua versione dei fatti che non era detto fosse quella esatta né quella definitiva: nulla vieterebbe di reinterpretare i vecchi mysteri alla luce della saga odierna, senza turbare i capisaldi delle avventure precedenti. Le storie ambientate nella città delle Ombre Diafane sono un chiaro esempio di esperimento riuscito. E persino la citata Città non ha ancora finito di rivelarci tutti i suoi segreti.

Sembra qualcosa di impossibile? Eppure le storielle di “Get a Life” che abbiamo scoperto in rete fanno proprio questo: rileggono vecchie storie e scoprono che i loro mysteri hanno ben altre radici. Basti pensare al mystero delle linee di Nazca: tempo fa in rete lo stesso Vincenzo Beretta aveva ammesso che ormai non si può più dare una nuova origine alle linee di Nazca, perché la storia raccontata negli albi 59 e 60 (Le piste di Nazca e Il diluvio di fuoco) le ha già bruciate. Invece Franco Villa, autore principale della serie on-line ci ha assicurato che in una storia ancora inedita, in sole dieci pagine, ribalterà questa affermazione raccontando nuovi dettagli proprio sulle linee di Nazca, senza però danneggiare l’impianto già esistente.

E ancora non è detto che la soluzione trovata da Martin per un vecchio mistero sia l’unica. E’ vero che il Biondo Archeologo ha trovato l’Arca di Noè nei suoi primissimi albi, ma da quel che sappiamo arche come quella non erano rare ai tempi di Atlantide: nulla vieterebbe al Detective dell’Impossibile di indagare su un’altra. Se vi fossero state due arche, una sui monti Ararat e una sui monti Zagros? Cosa gli impedirebbe di cercare quella cui non si era ancora interessato?

E’ vero che il Nostro Antropologo Preferito ha affrontato un vampiro in passato, ma questo non vuol dire che non possa più affrontarli. Persino che non possa affrontarne altri di altro genere, in quanto vi sono diverse tipologie di vampiri. E persino il Graal. Il fatto che ne abbia trovato uno non implica che non possa più cercarlo: proprio lui che sa bene che vi sono ben sette Graal (o forse anche di più), ognuno con una sua storia e leggenda.

Ma ancora, avendo affrontato una volta il mistero delle piramidi (sono depositi nucleari di Atlantide) non potrebbe affrontarlo di nuovo dicendo che non tutte lo sono? Se quella di Cheope è stata costruita dagli Atlantidei per deporvi scorte radioattive, non è detto che lo siano anche le altre. Magari quella di Michene è stata davvero edificata verso il 2000 a.C. “ad imitazione” di quella più antica, di cui nel tempo si era perso lo scopo. E non è detto che per questo contenga meno segreti.

Un altro suggerimento potrebbe essere quello di non precludersi un mystero di cui si sia già occupato Dan Brown o simili: se Martin non l'ha mai risolto, nulla gli impedisce di imbattercisi, naturalmente senza plagiare l'opera, ma magari creandone una versione alternativa.

E infine ci sono ancora moltissime storie che aspettano di essere raccontate, ad esempio sui mysteri letterari o su quelli del passato, magari interpretati da un qualsiasi parente del nostro (dal Remì D'Arx al Docteur Mystère a Mark Mystère) o persino solamente raccontati da Martin stesso come accadde nell'indimenticabile Il Libro degli Arcani.

E dunque siamo di nuovo a capo. Se il mercato vuole nuovi mysteri. Se i fumettari sono alla spasmodica ricerca di mysteri. Se Martin ha ancora molti mysteri su cui investigare… perché i mysteri sono ovunque tranne che in MM?

Può darsi che sia cambiata proprio la filosofia della serie. Martin è da sempre un possibilista, ma ultimamente si è fatto più cinico e incredulo. L’amicizia tra Castelli e Polidoro e i ragazzi del CICAP è forse un indice del cambiamento. Oppure si tratta di un cambio più stilistico, dovuto all'arrivo di nuovi sceneggiatori, ad un passaggio generazionale, dall’Era Castelli a quella di autori successivi.

Notiamo infatti che pur essendoci alcuni autori che preferiscono molto il lato mysterioso e classico della serie, ve ne sono altri che prediligono le trame d’azione e d’intrigo. Abbiamo dunque due fazioni che si equilibrano per la bravura, ma che hanno stili differenti. Potremmo definirli “di pancia” e “di testa”, quelli che si affidano a sentimenti e al sangue da una parte e quelli che sviluppano l’arcano e il pensiero dall’altra. Sono diversi e fanno dunque presa su lettori diversi. Tenere equilibrata la bilancia tra i due è la soluzione ideale, ma qualche mese fa, quando la fazione “filosofica” (userò per comodità la nomenclatura usata per le fazioni dei MiB) era in minoranza un lettore mi confidò: “siamo al paradosso: dalle “incolte moltitudini” che invece erano colte e curiose, siamo passati a “colti manipoli di pochi prescelti” forse non più tanto curiosi? Siamo passati da un Martin di testa a uno di pancia per assecondare le mode, non riuscendo comunque a bloccare, e anzi, forse stimolando ancora di più l’emorragia di lettori?” Aveva ragione? È possibile che lo sbilanciamento della serie verso tematiche più “poliziesche” e meno “misteriose” abbia aiutato la crisi del mercato nel far perdere lettori?

                                 

Il rilancio in atto da alcuni mesi sulla serie classica fa però ben sperare e forse il “reboot” mysteriano cui Castelli ha accennato più volte sarà proprio un recupero della mysteriosità di Martin. Se così non fosse speriamo con questo nostro articolo di fargli vedere come e perché Martin potrebbe ancora essere mysterioso. Poiché il problema di Martin non è il mercato, non è l’abuso dei mysteri, non c’è nessun esaurimento mysterioso. Si tratta solo di una diversa gestione delle storie. Di un diverso registro che se cambiasse ancora potrebbe aiutare la serie.

 

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