Fumetti

Disegnare e colorare fumetti: intervista a Mirka Andolfo

Dietro le quinte dei coloristi (e dei disegni)

26/06/2013

Oggi anche in Italia capita di vedere colorare e ricolorare storie a fumetti. Chi da mezzo secolo presenta storie inedite a colori Topolino. In genere, sul settimanale la colorazione affidata a un fotolito, con tinte piatte e accrediti non segnalati. Quando per vengono curate da coloristi come Max Monteduro (che di fatto spinse poi a creare PK, vista la distanza tra le sue copertine per la testata Paperinik e le storie classiche ivi contenute) o il Kawaii Studio (ad esempio per la celebre storia ?Topolino e il surreale viaggio nel destino? con l?incontro tra Walt Disney e Salvador Dal realizzata da Roberto Gagnor & Giorgio Cavazzano nel 2010), i loro nomi vengono specificati da oltre vent?anni: il primo accreditato fu Leopoldo Barbarini nell?ultimo numero del 1992, seguito da Moreno Chist che gi quell?anno scrisse e disegn storie di Little Gum. Dopo la bella prova su Dracula di Bram Topker, su Topolino in edicola queste settimane si trova una splendida rilettura ?paperistica? di Moby Dick con gli splendidi colori di Mirka Andolfo: oltre alle curiosit che racconta del suo blog, l?abbiamo incontrata per saperne di pi sulla sua professione.

Dopo le prime esperienze francesi e le copertine per Jonathan Steele, hai cominciato a colorare per ReNoir e altri editori, fino alle prime esperienze disneyane: com? la professione del colorista ?dal di dentro? nel mercato italiano?
In realt difficile parlare di un vero e proprio ?mercato? italiano, oggi come oggi. A parte la Disney, Geronimo Stilton e una manciata di altri, non c? molto mercato per i coloristi, da noi. Oltre alle esperienze che citi, la mia esperienza come colorista proseguita in Francia per Glnat e Soleil e in USA per Image Comics, BOOM! Studios e, di recente, Zenescope e Aspen MLT. In Italia, la mia prima ?grande? esperienza come colorista stata sulla trasposizione a fumetti de Il cacciatore di aquiloni, su disegni di Fabio Celoni: l iniziata una splendida collaborazione (proseguita su Dracula di Bram Topker, e chiss in futuro...), oltre che di un bellissimo rapporto umano: Fabio un grande disegnatore e una persona squisita! Dopodich, devo dire che il mio destino si incrocia spesso a quello dei Topi! Nel 2009/10 ho iniziato a lavorare su Geronimo Stilton per Piemme e ora con BAO Publishing (dove mi trovo benissimo e con cui un vero piacere collaborare), e nel 2011 ho esordito su Topolino.

Com? stato l?approccio?
Per Geronimo c? stata, per la prima volta, il piacere di lavorare su un grande personaggio, una grande property diffusa in tutto il mondo riconosciuta ovunque e sempre piacevolmente.
Per Topolino stato lo stesso, con in pi il fatto che il personaggio mi ha accompagnata fin da piccola: decisi che avrei aperto un?edicola solo per poterlo leggere in anteprima tutte le settimane... un progetto mai andato in porto, ovviamente! Quando mi hanno affidato la prima storia (l?esordio de La storia dell?Arte di Topolino, di Gagnor e Paolo De Lorenzi), confesso che l?emozione era tanta e la paura di fare qualche cavolaia ancora di pi... Non che questa sia passata nel tempo, anzi! rimasto immutato anche il piacere: ogni copertina, ogni storia che coloro un?emozione. Colorare i personaggi Disney , in particolare, un sogno e una grande responsabilit. Sono molto grata a chi ha creduto in me (per primi, Luana Ballerani e Vito Notarnicola, a seguire tutta la redazione, a partire dal direttore Valentina De Poli) e mi ha dato fiducia.

Ogni professione ha il suo bello e il brutto, quali ti sembrano nel tuo caso?
Be?, il bello poter lavorare su personaggi che ami, e con autori che hai sempre stimato e apprezzato. Il brutto sicuramente sono i tempi. Considerato che spesso capitano intoppi (di solito dovuti a disegnatori in costante ritardo, diciamolo!), tempi gi non lunghi diventano strettissimi, e mi capitato molte volte di ?fare le notti?. Chiaramente lo si fa, ma poi se ne risente per qualche giorno... Poi capitano anche scadenze ferree: sulla Storia dell?Arte di Topolino n lo sceneggiatore n il disegnatore o la redazione erano in ritardo, ma era una questione di cadenza: dovendo uscire con una storia a settimana, i tempi erano strettissimi, cos mi sono ritrovata a colorare ogni storia in 10, massimo 15 giorni! Tra le soddisfazioni, c? la grande considerazione da parte dei datori di lavoro, che mi hanno sempre dimostrato una stima e un rispetto che non mi sarei aspettata, e quasi sempre dei disegnatori.


Da noi ancora forte il bianco e nero, che ha un fascino fortissimo. Ma c? la consapevolezza del colore che non un banale ?extra??
Bisogna dire che, rispetto agli Stati Uniti o alla Francia, in Italia non c? molta cultura del colore, non tanto da parte degli autori e degli editori che ovviamente sanno distinguere e apprezzare entrambe le modalit, quanto piuttosto dei critici e giornalisti come del pubblico. Ed strano (oltre che aberrante!), perch se ci pensi in Italia abbiamo avuto grandissimi coloristi, a partire da Max Monteduro (tra i primi a sperimentare tecniche digitali), dall?immensa Barbara Canepa (che ha dimostrato, per prima, che il colore parte integrante e fondamentale di un?opera, e non un mero ?abbellimento? da cui si pu prescindere), fino a Emanuele Tenderini, Fabio D?Auria, Barbara Ciardo... Questo solo per citare i primi che mi vengono in mente!
Purtroppo per il colore viene spesso ignorato dai pi. Un esempio? Sebbene su Topolino per il Dracula di Bram Topker (scritta da Bruno Enna e disegnata da Celoni) io fossi accreditata, e nella riedizione in volume la redazione abbia inserito il mio nome in copertina (con tanto di biografia in bandella!), quando questa storia ha ? meritatamente, visto lo straordinario lavoro di Bruno e Fabio ? vinto il premio Micheluzzi, al Napoli Comicon senza che io risultassi tra gli autori...

In effetti alle riunioni dei selezionatori delle nomination del Comicon, a cui partecipo da qualche anno, si parla sempre dell?esigenza di creare nuove categorie...
Questo non lo dico certo contro gli amici organizzatori che stimo molto, ma perch in effetti ritengo sia una situazione diffusa e ormai considerata ?la norma?: se anche una delle migliori manifestazioni italiane (dove mi trovo sempre benissimo) ?cade? su questi dettagli, chiss le altre! Ovviamente non parlo tanto di me, quanto dei coloristi in generale: in Italia solo al Treviso Comic Book Festival oltre ai classici premi c? anche quello per il Miglior Colorista...

Quanto interviene oggi il computer?
Guarda, sto giusto scrivendo un manuale di coloritura per Tunu, che uscir a Lucca Comics, perch quello degli strumenti uno delle note dolenti pi grosse, quando si parla con il pubblico. La classica frase ?be?, facile, fa tutto il computer... lo saprei fare anch?io, cos!?, quasi come se il computer facesse tutto da solo... lo stesso che usavano i giapponesi per gli anime, mi sa! Ovviamente il computer uno strumento eccezionale (io coloro anche a mano, ma per lavoro capita raramente), ma come dovrebbe essere ovvio solo uno strumento, come gli acquerelli o i pantoni.
Il computer ha molti vantaggi come la velocit di esecuzione, la possibilit di ritoccare qualcosa senza dover rifare tutto, la variet di pennelli e stili adottabili... ma fa tutt?altro che da solo!
Io uso abitualmente Photoshop, unitamente alla mia semplice tavoletta grafica Intuos: anzi, fino a pochi mesi fa usavo una Bamboo Fun, il modello base! Poi ci sono anche altri programmi molto validi, come Painter.


Come funziona concretamente il tuo lavoro?
Di solito parte da un flat, cio una divisione delle varie campiture di colore, che di solito per ragioni di tempo faccio lavorare a un assistente. Da l parto a scegliere i colori base, studiare luci e ombre, e quindi la colorazione vera e propria, pi effetti varii. Non ho strumenti preferiti nell?ambito di Photoshop, vado per lo pi ?a ispirazione?.
Per le scelte non c? una procedura standard: a volte sono io a fare proposte (accettate o meno), a volte ricevo indicazioni dalla redazione (in particolare nel caso di Topolino), ma il tutto sempre improntato su una grande stima reciproca, per cui non vivo mai le indicazioni come ?imposizioni dall?alto?, anche quando magari preferirei fare in un altro modo.
In alcuni casi, poi il disegnatore stesso a darmi indicazioni. Per esempio, per la storia iniziale di Topolino n.3000 avevamo pensato con la redazione di fare una colorazione ad acquerello (a colori o in mezzatinta, nello stile del capolavoro Casablanca del 1987), per cui ho fatto delle prove. Il maestro Cavazzano, per, preferiva puntare su qualcosa di diverso e pi ?minimal?, cos ho seguito le sue indicazioni.

Quali esperienze ricordi con pi piacere? raccontaci qualche aneddoto...
Anche se la mia vita professionale ancora breve, di belle esperienze ce ne sono tantissime! Dovendo sceglierne, direi la prima colorazione e la mia prima visita alla redazione di Topolino.
Per Il cacciatore di aquiloni con Celoni, ho avuto la fortuna di lavorare con un disegnatore che era anche un eccellente colorista, e questo mi ha portata a prendermi tanti ?cazziatoni? (sempre gentili, per!), e a crescere tantissimo. In effetti, anche se oggi rifarei quel lavoro in maniera completamente diversa, stato un po? il mio ?battesimo? professionale, e non potevo sperare in un ?padrino? migliore di quello che ho avuto. stata una lavorazione lunghissima (a colorare quelle pagine ci ho messo cinque volte di pi rispetto a quello che ci metterei oggi), travagliata, fatta di lacrime e sangue, ma ce l?ho fatta, grazie soprattutto ai compagni di viaggio. E alla fine Fabio e io abbiamo ricevuto dalla casa editrice un?e-mail dell?autore del romanzo originale, Khaled Hosseini in persona, che si complimentava con noi per il lavoro svolto!
La mia prima visita in redazione a Topolino invece stata un?esperienza quasi mistica... Era ancora la vecchia sede in via Sandri, e gi alla reception, tra quella statua gigante di Mickey e i mille monitor, mi sentivo piccola-piccola. Sono stati tutti di una gentilezza squisita e mi hanno accolta cordialmente, dimostrando una stima e un affetto fuori dal comune (avevo appena iniziato a lavorare per il Topo: era uscita solo una storia). Io, che sono timidissima (e spesso non riesco a spiccicare parola!), mi sono sentita subito a mio agio.


Sul web, e alla prossima Lucca Comics anche su carta, ti abbiamo infine riscoperto disegnatrice...
In realt io da piccola odiavo colorare, e amavo disegnare. Poi, crescendo, i casi della vita mi hanno portata ad appassionarmi anche al colore, con cui ho iniziato professionalmente. Amo molto per disegnare... anzi, forse mi piace ancora di pi! Dopo aver lasciato le matite un po? in disparte, le sto ritirando fuori. Tolte le copertine di Jonathan Steele, i due numeri di Alice Dark (uno rimasto inedito) e un libro per bambini (che per ha pagato il pegno di una distribuzione tutt?altro che capillare e una promozione nient?affatto encomiabile...), ero rimasta in stand-by.
Da un anno, per, sono riuscita per lavoro a riprendere ?in mano la matita?, anche se disegno quasi sempre tutto in digitale: su testi di Audrey Alwett, sto disegnando una serie umoristica per Soleil, oltre a qualche copertina per gli Stati Uniti (ho iniziato con i BOOM! Studios, ora lavoro per lo pi con Aspen) e un paio di progetti in procinto di partire.
Ultimo ma non ultimo, da qualche mese ho iniziato a pubblicare Sacro/Profano, nato quasi per gioco per scaricare la tensione ma che ha riscosso un successo che sinceramente non mi aspettavo: in 6 mesi ho superato i 13 mila fan, tanto che ora pubblico le pagine sulla rivista francese Lanfeust Mag di Soleil e a dicembre esce per Dentibl (gli editori del mitico Zannabl) anche un albo in italiano... Il mio sogno sarebbe di continuare a portare avanti sia disegno che colore: insomma, non ho il tempo di annoiarmi!

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