Fumetti

Sergio Bonelli Editore - 'Orfani', recensione del numero 1 in anteprima

L'esordio della nuova miniserie (a colori) datato 16 ottobre

01/10/2013

Il fumetto seriale italiano da edicola sta lentamente perdendo acquirenti (e lettori). Scherzando potremmo dire che chi lascia questa valle di lacrime (o chi smette di comprare fumetti) non viene sostituito da qualcuno delle nuove generazioni, un po' come accade nella pubblica amministrazione dove per ogni persona che va in pensione non viene assunta una nuova per sostituirlo.

L'impressione (e anche le recenti vicissitudini editoriali che ruotano attorno ai periodici Disney ne sono la dimostrazione) che gli editori non abbiano le idee chiare su come attirare nuovi lettori anche se i tentativi non mancano, alcuni dei quali magari anche inaspettatamente fruttuosi. Dire che Orfani, la serie la cui prima stagione durer 12 numeri, in uscita con il numero 1 il prossimo 16 ottobre, anche un tentativo di aggregare nuovi lettori al medium fumetto non del tutto campato in aria.

Al netto della voglia degli autori, Roberto Recchioni e Emiliano Mammucari, di raccontare la loro storia, di far accettare il proprio progetto alla Sergio Bonelli Editore, di far editare a quest'ultima la prima serie a colori mensile della sua lunghissima vita editoriale. Avendo fra le mani il pdf definitivo del numero uno ma non la copia stampata recensiremo la storia e quanto visibile a video; manca, in questa recensione, il giudizio, che dal nostro punto di vista incider molto su quello "totale" della resa di stampa a colori e della qualit dell'edizione e anche un po' di commenti alle vicende, onde evitare fastidiose anticipazioni non gradite n ai lettori (futuri) n all'editore.

Nel primo caso azzardiamo anche un pronostico; viste le ultime uscite a colori e in bianco e nero (nei termini di rapporto prezzo di copertina qualit di carta stampa e rilegatura) dubitiamo che questo potr essere un tallone d'Achille della serie, confidando nelle abilit delle quali si serve usualmente l'editore. Per la seconda questione, comunque, non trattandosi di un albo autoconclusivo e non rivelando praticamente nulla di nuovo rispetto a quanto anticipato nelle molte interviste ed anticipazioni, non sar un grosso problema evitare spoiler.

Va altres indicato che il progetto di Mammucari e Recchioni sta utilizzando nuovi canali propositivi rispetto a quelli utilizzati normalmente dalla Sergio Bonelli Editore; dopo il numero zero di Dragonero anche Orfani ha visto un numero 0 non distribuito alle mostre mercato (come avvenuto per Nathan Never, ormai il secolo scorso...) ma nei negozi di videogiochi della catena GameStop. E chiaramente i riferimenti chiari e lampanti a un certo genere di giochi dovr essere la chiave di volta per introdurre il fumetto in un ambito nuovo. Stesso discorso la copertina dell'ultimo numero di la Repubblica XL, la patinata rivista di fumetti e altro entertainment del Gruppo Editoriale L'Espresso, che dedica alla serie un ampio servizio con interviste agli autori e recensione in anteprima.Per concludere, la possibilit data alla stampa di settore di leggere (e anche a tanti autori di fumetto, va segnalato) l'albo con un mese di anticipo per poterne scrivere prima dell'uscita del numero in edicola.

Tornando strettamente al fumetto: ci sono tre grandi "P" dietro questo numero 1 e tutti gli albi della serie che verranno. C' professionalit. Tanta. Messa in campo dagli autori e creatori ed anche dall'editore che li ha accolti e supportati in un lavoro di preparazione meticoloso e inframmezzato da piccoli e grandi problemi. Il risultato finale merita, da un punto di vista della professionalit esibita, un voto molto alto.

Seconda "P", il progetto. Un book che si narra essere poderoso, la creazione di un futuro apocalittico che volutamente non si perde in una miriade di dettagli tecnici, magari anche pi apprezzabili su un albo di dimensioni maggiori, ma che perfettamente creato ad hoc e strutturato in ogni sua futura vicenda. Una linea guida grafica che impedisce ai disegnatori di allontanarsi dal percorso segnato dai creatori, per avere s contributi grafici originali da parte di ogni pennello (sia disegno o colorazione) ma riuscire a offrire un prodotto omogeneo che non destabilizzi il lettore.

La terza "P", se permettete, la pulizia. Sia nella narrazione che nel disegno, per non parlare della novit della colorazione non a tinte piatte che per la Bonelli quasi una iniziativa rivoluzionaria (i primi tentativi in questo senso si son visti sul Dylan Dog Color Fest ma a parte questo le ristampe a colori non si staccano dal colore piatto), avere foglio bianco per poter fare quel che si vuole sempre un'arma a doppio taglio. Uno sceneggiatore pu lasciarsi andare e riempire le tavole di scritto; un disegnatore pu orpellare la singola vignetta all'infinito; un colorista pu iniziare a sciorinare vignetta per vignetta il migliore (peggiore) campionario di effettacci speciali e kitch per dimostrare che il colore, in fondo, importantissimo per il fumetto.

Ovviamente, qui, nulla di tutto questo troverete. Pulizia di scrittura, di segno e di colore. La sceneggiatura (di due storie che si dividono a met l'albo) secca, non eccede nelle parole, lascia (e qui chiaramente la collaborazione paritaria fra i due, Recchioni e Mammucari elemento importante e causa primaria) sovente al disegno la parola, evitando fastidiose duplicazioni (come una didascalia di troppo, un baloon a descrivere quel che vediamo). Nella seconda parte, quasi tutta di battaglia, ovviamente i testi scompaiono e gli scambi sono particolarmente d'effetto e intendono sottolineare alla meglio le personalit dei ragazzi sotto le armature. Si tratta di un fumetto molto solido; solido nell'impianto, nella storia (apparentemente "classica", e lo intendo come un complimento) e in tutti i passaggi della lavorazione.

La farcitura di ammiccamenti a tutto quello che l'immaginario fantastico ma anche semplicemente d'avventura degli autori era anticipata ed confermata dai fatti. Dalla vicenda alla scelta grafica di alcuni personaggi e dettagli, quasi tutto sembra portare a un anche piccolissimo dettaglio che ci rimasto impresso in una serie a fumetti che ci piaciuta, in un film che abbiamo visto o in un libro che abbiamo letto. E in un videogioco con il quale abbiamo fatto mattina. Messa cos, sembra un male; va letta anche da un punto di vista diverso e non negativo. Esiste la citazione voluta ed esiste il gusto formato da quello che il nostro background culturale. Una volta che tocca a noi creare qualcosa, il nostro gusto, formatosi su quel background, sicuramente far riferimento, consciamente se la citazione voluta, inconsciamente se non voluta, ad un qualcosa che ci ha colpito.

Da questo punto di vista, pur non essendo il trionfo della citazione a tutti i costi, l'albo porta un lettore nerd nato dopo gli anni sessanta a confrontarsi con tutte le sue passioni ed a chiudere il volume con la sensazione di essere stato in un modo o nell'altro riportato indietro nel tempo, catturato nuovamente da una passione summa, sintesi di tutte le precedenti. Non ci interessa, per concludere, il gioco, che sicuramente partir, del "si poteva fare questo" o "evitare quello". Il fumetto questo, va letto, goduto, apprezzato o meno, ma ha poco senso stare a valutare quali scelte narrative o grafiche potevano essere diverse; nella solidit accennata prima anche questo incluso, il fatto che tutto quanto scritto e disegnato pare chiaramente "scelto" dagli autori (da una sequenza senza testo ad un design essenziale, dalla variazione dei toni dei colori dalla prima alla seconda parte ecc.) e che, a serie conclusa, sicuramente molte delle cose che ora appaiono magari inconcludenti o scontate tanto scontate non saranno pi.

La vera battaglia, e qui finisco davvero, pi che scommessa, che deve vincere questa serie, a mio avviso dotata di buone carte per poterci riuscire, quella di appassionare i lettori. Si detto da pi parti che con questa serie il fumetto italiano si sta giocando un po' del suo futuro. Ritengo sia vero e falso al tempo stesso. Vero perch un enorme successo non potrebbe far che bene all'ambiente tutto; falso perch non sar un botteghino "moscio" a sancire la fine del fumetto in Italia.

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