Fumetti

Dylan Dog Color Fest n.10 (Altroquando), la recensione

In attesa del numero di agosto recensiamo l'albo, che dovreste trovare ancora in edicola, che raccogle quattro storie e un bel gruppo di debuttanti (non tutti gli autori, in questo caso) sulle testate dell'Old Boy

17/06/2013

La formula editoriale particolare; negli anni il personaggio di Dylan Dog ha avuto modo di essere narrato ed edito in svariati modi. Dall'albo singolo, la consuetudine, alla storia in due albi (una rarit neanche tanto poco frequente) ai volumi di dimensione di tavola pi grande (i cosiddetti Dylandogoni) o alle storie con un numero di tavole inferiore rispetto alla storia del mensile. L'ultima variazione sul tema, ormai alla decima uscita, il Dylan Dog Color Fest. I tanti numeri usciti ma soprattutto l'impressionante girandola di nomi di sceneggiatori, disegnatori e coloristi che hanno partecipato a questo progetto editoriale non consentono di dare un giudizio uniforme sul risultato artistico. In ogni albo sono state raccolte storie riconducibili ad un generico tema e, sicuramente, la media qualitativa del risultato (e non, si badi bene, della qualit degli autori coinvolti, laddove non direttamente proporzionale alla riuscita della storia) stata sovente sotto le aspettative del pubblico, soprattutto in rapporto ai nomi coinvolti. Se il bilancio della serie lo si deve affrontare secondo il criterio di sperimentazione indubbiamente in questo caso il risultato importante. La serie ha lasciato qualcosa, ha, in un qualche modo, fatto da piccolo spartiacque nella casa editrice Sergio Bonelli fra un approccio al fumetto a colori come mero ultilizzo di colori (se non sempre assolutamente piatti quasi sempre...) per festeggiare un centenario di una serie e lo sviluppo di una storia, di un disegno nell'ottica di una pubblicazione a colori. Il tutto, talvolta, coinvolgendo disegnatori che si son colorati da soli e che hanno introdotto modus operandi e risultati visivi assolutamente inediti in casa Bonelli. E questo, a va sans dire, chiaramente un bene.

Un caso o no che sia, infatti, ad ottobre il primo progetto seriale mensile progettato a colori made in Bonelli prender il via; parliamo della serie di dodici numeri (prima stagione) di Orfani di Roberto Recchioni e Emiliano Mammucari. Nel Color Fest sia gli sceneggiatori, cimentandosi anche con una lunghezza di storia inferiore al solito, che i disegnatori si son cimentati con la novit del colore. E se molto spesso si guarda con un po' di indulgenza agli artisti che per la prima volta incrociano i pennelli con l'indagatore dell'incubo, ben poca piet di solito riservata agli autori, spesso rei di aver osato troppo o troppo poco. In questo, infatti, la gestione di Dylan Dog diventata sempre pi problematica; al netto dei clich (se mancano i fan si lamentano che mancano! se ci sono i fan si lamentano che la storia piena di clich!), della donna avuta e persa in un solo albo, del lancio di pistola, del the servito da Groucho, di Bloch che cerca un antiemetico, della battuta "no, grazie, non bevo pi"... era ed difficile giostrare un personaggio che cos tanto deve al suo creatore e ad un ciclo di storie di qualit media davvero superiore (le prime 100? 150?) nel campo del fumetto seriale. Difficile trovare spunti, difficile non sentire la necessit di far riferimento a qualche trovata di Tiziano Sclavi, difficile scegliere che storie pubblicare (e qui parliamo dei curatori) quando la testata perdeva lettori e consensi. Il Dylan Dog Color Fest 10 , da questo punto di vista, un albo assolutamente libero da questi problemi. Il titolo, Altroquando, infatti la dice lunga sulla normalit delle storie stesse; essendo svincolati dal contatto con la quotidianit delle storie urbane dell'old boy londinese. L'albo incorniciato da una copertina di Davide De Cubellis per cos dire, didascalica; i quattro Dylan particolari presenti all'interno del volume sono disegnati di quinta mentre il vero Dylan Dog sulla sinistra della copertina ci fissa con sguardo intenso; senza andare a controllare ci sembra il primo caso in cui il copertinista abbai cercato di riportare sulla cover tutte le storie del volume (quattro). De Cubellis, lo ricordiamo, da poco stato protagonista (insieme al compianto Paolo Morales) del numero 6 della serie Le Storie, con l'albo Ritorno a Berlino.
Titolo e pagina iniziale della prima storia, scritta da Alessandro Bilotta e disegnata e colorata (le altre son tutte colorate dallo Studio Overdrive) da Paolo Martinello sono decisamente forti: lo sceneggiatore imbastisce una delle sue ormai classiche prove di futuro, condita da sconforto, dolore e sofferenza per un Dylan che pi distrutto di cos raramente si era visto. Paolo Martinello reduce, per il mercato italiano, dall'aver realizzato tutte le copertine per la serie settimanale da edicola Mytico! uscita l'anno scorso come tentativo del gruppo RCS di avvicinare i ragazzi al fumetto attraverso una nuova narrazione dei miti greci. In Francia autore conosciuto ed apprezzato e i suoi lavori d'oltralpe (toc toc, c' qualcuno che ci sente?) sono, al momento, senza edizione italiana; nello specifico, si tratta dei volumi della serie 3 Souhaits per la Glnat. La storia una variante del tema principe (qualcuno riuscito a dimenticare il numero 1?) delle storie horror e di Dylan Dog ed dipinta con stile pittorico in una Londra uggiosa, tetra e sconvolta da una epidemia zombie. Inutile dire che le capacit pittoriche ed espressive del disegnatore la rendono un piccolo gioiello che contribuisce a sdoganare un certo tipo di colorazione in ambito Bonelli, riuscendo anche a rendere qualitativamente in maniera ottimale grazie alla buona carta ed alla sempre, questo va riconosciuto, ottima stampa degli albi editi in Via Buonarroti. Debutto per il disegnatore Alessandro Bignamini su testi di Antonio Serra per narrare le vicende del Dylan Dog di fine secolo decimonono; il caso capitato tra le mani del fascinoso investigatore dell'incubo sembra essere un caso da manuale. Una giovane donna, presto invaghitasi del bel giovane interpellato per risolvere il caso, le battute di Groucho a far da contorno alla spiegazione iniziale ("Raccontatemi tutta la vostra storia dal principio. E senza omettere alcun dettaglio") e l'intervento risolutore con tanto di lancio di pistola. Lasciamo a chi legge il piacere di scoprire il secondo e il terzo finale, che rendono la consuetudine della storia un gioco narrativo affascinante. Buona la prova del debuttante Bignamini, probabilmente fin troppo classico e pulito per le storie horror del Dylan Dog contemporaneo ma perfettamente a suo agio in una epoca pi distante, anche se non esaltato (e qualcosa in pi si sarebbe dovuto osare) dalla colorazione.
Ancora debutti a ripetizione per la terza storia, scritta da Chiara Caccivio e disegnata da Raul e Gianluca Cestaro. Qui, seppure con ambientazione nel seicento, tra Xabaras, Morgana, zombi, galeoni e una carrellata di donne che hanno costellato la vita del nostro Dylan, l'impressione che si ha che non si parli di un Dylan alternativo, visto che alcune delle storie pi belle e complicate del nostro hanno sovente mischiato il passato del personaggio rendendo quasi impossibile stabilirne quello reale e quello immaginario.
Anche qui lo spunto altro, pi che il quando, libera l'autrice dai vincoli della routine quotidiana; la stessa per attinge a piene mani dalla storia del personaggio ripercorrendone alcuni passaggi importanti, rinarrandoli e allo stesso tempo fissandoli come fondamentali in assoluto per Dylan. Per la qualit dei disegni ci sarebbe semplicemente da evitare ogni commento; se la memoria non mi inganna recentemente Alessandro di Nocera segnal i fratelli Cestaro come esempio di disegnatori che contestualmente convincono lettori, fan e critici. Attualmente al lavoro sulla serie di Tex hanno sviluppato, per farla breve, partendo da una pulizia di tratto e tratteggio assolutamente classica (che faceva riferimento in pratica ai migliori e maggiori autori statunitensi), uno stile che attinge a piene mani ad un fumetto che oserei chiamare di impatto, che lavora sui contrasti tra bianco e nero partendo da una anatomia ed espressivit imponenti. La scuola sudamericana (argentina) suggerisce ai due autori napoletani le strade da seguire ma ormai il percorso artistico assolutamente autonomo; Zaffino, Mastantuono, Villa, Ticci, questi e ancora tanti altri gli autori ammirati dai due che echeggiano nei loro disegni ma dopo tanti anni di professionismo non ha davvero pi senso cercare riferimenti visto che lo stile diventato qualcosa di concreto e personale. In questo volume, aggiungo, sono praticamente assenti del tutto i tratteggi, che di solito la fanno da padrone (oltre alle violente gettate di nero a coprire gli occhi sotto le tese dei cappelli) su Tex lasciando campo al colorista (anche qui un po' bloccato probabilmente per scelta editoriale...) e probabilmente, nel cambio, perdendoci un po'. Ultima storia quella di Giovanni Gualdoni e disegnata da Luca Raimondo che, seppur godibile e dylandoghesca quanto basta, si macchia di un doppio peccato. Il primo: il disegnatore ricorda un altro famoso disegnatore di Dylan Dog, Bruno Brindisi. Ma l'aver visto disegnare entrambi dal vivo mi permette di comunicare urbi et orbi che semplicemente, Luca naturalmente disegna con lo stesso stile (cosa che decine di disegnatori anelerebbero, a dire il vero...) di Bruno. A parte questa, che una battuta, quello che lascia perplesso e sembra macchiare una storia comunque godibile un senso di gi visto nel finale di storia che, da questo punto di vista, un piccolo marchio che segna indelebilmente il ricordo e il giudizio sulla storia. Tutto ben raccontato ed disegnato con gran perizia e bravura; ma se ti resta in bocca la sensazione di aver gi letto una storia come questa, francamente, quel limite di riferimento ai clich di cui si parlava in principio, evidentemente stato raggiunto. Detto questo, chiudendo il discorso sul Dylan Dog Color Fest numero 10, ci va di fare pubblicamente gli auguri al nuovo curatore della serie, Roberto Recchioni. che prende il posto di Giovanni Gualdoni; va a prendere un posto che a parole sembra(va) ambitissimo ma che nei fatti un posto davvero di difficile gestione e di enormi aspettative viste le responsabilit che si hanno ed il fatto che in questo momento a lui sono demandate (anche se in team con il direttore Mauro Marcheselli e i principali autori tra cui il creatore Tiziano Sclavi). Rivoluzione in atto? Questo non si pu ancora dire anche se pare proprio che si agir in molte direzioni e, con agire, intendo proprio il "fare cose"; ergo forse non rivoluzione ma sicuramente, azione. In qualsiasi direzione si vada, ci sentiamo di dire, era giunta l'ora di farlo.

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