Fumetti

Roberto Recchioni curatore di Dylan Dog, intervista e video dell'annuncio

Lo ha annunciato Mauro Marcheselli alla presentazione di 'Mater Morbi' riedita in volume da Bao Publishing

21/05/2013
Roberto Recchioni curatore di Dylan Dog, intervista e video dell'annuncio

La voce circolava almeno da Napoli Comicon, alla fine di aprile. Abbiamo cercato conferme, lo abbiamo chiesto al diretto interessato (e quando leggerete l'intervista che trovate sotto vedrete anche voi che, tra le righe, la risposta c'era), lo abbiamo chiesto direttamente a Mauro Marcheselli, Davide Bonelli e Michele Masiero. Niente, nessuna conferma, cos tutto rimaneva nel cassetto.

Finch ieri sera, durante la presentazione di "Mater Morbi" ad opera di Bao Publishing (presso laFeltrinelli di Corso Buenos Aires a Milano), Marcheselli ha ufficializzato il cambio della guardia a Dylan Dog. Non dobbiamo scrivere niente di pi, trovate tutto su Comics TV.

Video 1 - Video 2 - Video 3.

Altre cose emerse durante l'incontro: Bao ha confermato che la prossima (o una delle prossime) storia Bonelli che stamper in edizione di lusso sar 'Patagonia' di Boselli/Frisenda, mentre dovrebbero essere addirittura 6 le ristampe legate a storie di Recchioni. Sicuramente vedr la luce "La Redenzione del Samurai", disegnata da Andrea Accardi (che a Napoli Comicon ha vinto per questo il premio Micheluzzi).

A proposito del Samurai protagonista del secondo albo della serie "Le Storie" della casa editrice milanese, egli dovrebbe essere protagonista di una trilogia se non addirittura di quattro capitoli. Il resto lo trovate nei video grazie a Comics TV(ai link segnalati sopra).

Ora l'intervista.

Ciao Roberto. In primis ci interessano alcune tue considerazioni generali sul Fumetto. Nel 2009, a precisa domanda, Michele Medda ha risposto: 'Il Fumetto in Italia un sottoprodotto culturale'. Pensi sia vero?

"Non so nemmeno bene cosa significhi, secondo Michele, questa definizione. Comunque, no. E' cultura. Certe volte alta, certe volte bassa. Certe volte tenuta in considerazione, molto pi spesso, no".

Fumettology: a prima vista un grande programma, dedicato ai pi importanti personaggi del fumetto italiano e che ti ha visto molto presente, su pi fronti. Pare essere in cantiere una seconda stagione. Non pensi per che ci sia anche un piccolo risvolto negativo? Cio, veramente la Rai deve ancora spiegare agli italiani chi siano Tex, Dylan Dog o Diabolik? La stessa domanda te la giro in un altro modo. Molte conferenze delle case editrici di fumetti sono improntate sull'eterna ripetizione delle stesse cose: personaggio principale, spalla, chi sono i nemici?anche dopo tanti anni, articoli, libri e documentari. Si sta sbagliando qualcosa, nella comunicazione? Perch in genere, se non hai una notizia da dare, non organizzi un incontro:

"Fumettology uno tra i primi programmi televisivi a parlare di fumetto. E lo fa a una platea ampia che, magari, di fumetto non sa nulla. Quindi, ha deciso per un approccio generalista e "mainstream". Era necessario? S. Ma non perch si parlava di fumetto ma perch questo tipo di approccio necessario ogni volta che si parla a un pubblico vasto e variegato".

2012: al cinema i tre film campioni di incasso sono tratti da un fumetto (The Avengers, Il Cavaliere Oscuro: il ritorno e The Amazing Spider-Man). La serie televisiva pi seguita tratta da un fumetto (The Walking Dead). La Rai dopo tanti anni dedica un programma al Fumetto. Un'azienda come Lancia sponsorizza un'intera Free Press a Fumetti (Free Comics) mentre un'altra azienda che si chiama Enel stampa 1500 copie, distribuite attraverso le scuole, di un albo a fumetti per veicolare la comunicazione dei suoi primi 50 anni. La Politica utilizza (impropriamente) i fumetti per fare campagna elettorale e potrei continuare con altri esempi. A me sembra invece che questo sia il mezzo pi facile per far arrivare un messaggio alla gente e che il Fumetto sia il genere di intrattenimento pi stabile, se non in controtendenza, in questi tempi di crisi. Cinema, libri e cos via? hanno un 'segno meno' molto pi accentuato. Perch?

"Io credo, semplicemente, che il fumetto sia abbastanza di moda in questo periodo e che stia passando una buona stagione, specie in settori dove, prima, era praticamente assente. Tanti non lettori di fumetti oggi ci si sono avvicinati grazie alle strisce sul web e alle librerie di varia, luogo dove il fumetto, finalmente, sta iniziando a funzionare. Il resto solo diretta conseguenza. Non scordiamoci poi che il fumetto un linguaggio molto diretto, perfetto per la comunicazione".

Premi fumettistici italiani: hanno senso? Perch non portano soldi ai vincitori n aiutano particolarmente le vendite. E sono troppi, ogni manifestazione ha il suo. Non esiste un premio nazionale che catalizzi veramente l'attenzione:

"No. Non hanno senso. Sono tutti compromessi da pessimi meccanismi di selezione, pessime giurie e da una comunicazione assolutamente ininfluente. Vincere un premio o non vincerlo, lo stesso. E, peggio ancora, i premi di fumetto in Italia non sono espressione di una "linea critica" da parte di che li assegna e non sono nemmeno una fotografia dello stato del fumetto, oggi. Non rappresentano nulla, non influiscono su nulla. Sono tempo perso. E prima che qualcuno dica: "parli cos perch non li hai vinti", ricordo che nel corso degli anni ho ricevuto un premio da qualsiasi manifestazione esistente. Ma come diceva Woody Allen? Danno un premio a chiunque si presenti".

Eventi a fumetti: ormai l'interazione Fumetto-Cinema-Videogiochi-Home Video indispensabile per avere il grande pubblico, le aziende coinvolte e quindi poter organizzare eventi di grande risalto. Molti per lamentano che cos questo settore 'scompare' nei confronti degli altri generi pi impattanti. Quali sono i modelli da seguire, i Festival che ritieni di buon livello e gli errori da cancellare?

"Dipende dalla natura del festival. Il Comicon di San Diego un festival dell'intrattenimento tutto, ormai. E' normale che il fumetto ne rappresenti solo una parte. Lucca lo stesso, oggi. Angouleme un festival del fumetto e, infatti, solo il fumetto la fa da padrone. E via discorrendo. Il problema non se un festival o una convention si incentri sul fumetto o meno, il problema la mancanza di consapevolezza della propria identit da parte di alcuni festival e convention. Questo genera confusione. E la confusione genera disappunto".

Digitale. Anni fa ti sei impegnato molto, sul blog, per prevedere possibili sviluppi futuri. Adesso sembra invece che pi di tanto questa rivoluzione non ci sia stata. La Marvel ha aggiunto l'Augmented Reality, Disney su Topolino degli effetti visivi e sonori che su carta sono impossibili, poi pi che altro il fumetto digitale ha distribuito lo stesso prodotto del cartaceo su nuove piattaforme senza conquistare il predominio delle vendite. Non sto parlando logicamente delle autoproduzioni ma delle case editrici. Dove sta l'errore?Nel fatto che al momento ci si rivolge una generazione carta-dipendente? Che i programmi che dovrebbero conquistare nativi digitali non sono pensati da nativi digitali e quindi inadatti?

"Sgomberiamo il campo da realt aumentate, suoni e movimento. Non sono fumetto, sono altro. Parliamo di fumetto digitale e basta, ok? Per ora, non funziona. Perch? Perch non c' un modello economico credibile. I prezzi del fumetto digitale sono troppo alti. Spendere quattro dollari per venti pagine di Spider-Man che leggerai in due minuti una assurdit quando, sulla stessa piattaforma, con settantanove centesimi puoi comprarti un gioco che ti durer mesi. Per non parlare del fatto che i fumetti comprati non sono condivisibili e che, in certi casi, sono anche legati alla piattaforma su cui li si comprati. In pi, manca ancora un dispositivo perfetto per fruirli. In sostanza, non esiste ancora uno strumento che sappia restituire una resa naturale, come invece succede con gli e-reader basati sull'inchiostro elettronico (che, purtroppo e per ora, non sostiene ancora il colore)".

Qualche domanda sui tuoi lavori. Parliamo di Asso, il volume edito nel 2012 da NPE: l'hai definito 'il desiderio di tornare a disegnare, dopo un decennio da sceneggiatore di personaggi seriali', 'Il desiderio di tornare alle autoproduzioni, di vedere come se la cava la generazione mille euro e se c' margine per campare', ' il confronto tra il Recchioni-disegnatore e il Recchioni-sceneggiatore' e infine 'il desiderio di restare umano e di esporsi come tale'. A mente fredda, come sei uscito da questa esperienza? Hai raggiunto i tuoi obiettivi? Come ti porrai nei confronti del prossimo libro?

"Il libro stato un successo e oggi esaurito e verr ristampato, quindi direi che andata bene. Ma sarebbe potuta andare ancora meglio. Comunque sia, ho capito quello che c'era da capire. Adesso conosco i limiti di un certo tipo di produzioni, le insidie di un certo settore e penso di sapere come muovermi con ancora maggiore efficacia, nel futuro".

La prima volta che ti abbiamo incontrato, ottobre 2009, eravamo a Romics. A margine di una conferenza su fumetto e web, ci hai parlato di "Mater Morbi", una storia cui tenevi tantissimo per motivi personali, la cui versione di pregio esce in anteprima al Salone del Libro di Torino. Alla faccia del "sottoprodotto culturale": parliamo di un fumetto seriale in una proposta di lusso con gli autori presenti al pi importante evento editoriale italiano. Quali sono gli ingredienti per fare un prodotto d'autore, estrapolabile dal contesto, in un panorama come quello del fumetto seriale?

"Io credo che la risposta sia una soltanto: la qualit".

Ho letto da qualche parte che assieme a Paola Barbato e a una terza persona di cui non ricordo il nome volevi cambiare drasticamente lo status quo di Dylan Dog (Bloch in pensione e l'arrivo di un nuovo poliziotto). Avete mai pensato a come si potrebbe gestire diversamente il personaggio?

""Eccome. E continuiamo a pensarci. Mauro Marcheselli e Tiziano Sclavi hanno intenzione di ridare lustro e freschezza al personaggio e la redazione tutta sta iniziando a riflettere sulla cosa. Nel processo sono coinvolto? S. Molto. Ma come sar coinvolta Paola Barbato e, probabilmente, Michele Medda e altri".

La scorsa estate hai dedicato a Tex un post sul blog (in cui citi i lettori, Mauro Boselli, il personaggio in s). Rileggendolo sembra di scorgere una certa difficolt iniziale a rapportarsi con un monumento del Fumetto. Come stato il confronto con il ranger e cosa hai imparato in vista della prossima storia che scriverai?

"Tex difficile. Ma non per me, per tutti. Perch non sei tu che lo scrivi ma lui che scrive te. Detto questo, non credo di aver sofferto in maniera particolare. Quello che c'era da fare lo sapevo dall'inizio: rispettare il personaggio ed esaltarne gli aspetti che lo rendono speciale. Ci sono riuscito? Non lo so. Ci ho provato. E continuo a provarci".

20 anni di carriera, visto che la tua prima pagina pagata risale al 1993. Fra pochi giorni John Doe compie 10 anni (a proposito: film o serie televisiva USA? Si sa qualcosa?) e da allora hai scritto Dylan Dog, Tex e stai per lanciare la prima miniserie Bonelli a colori. Vieni invitato come blogger per anteprime, eventi e persino per motivi turistici, ad esempio in Francia. L'anno prossimo compi 40 anni. Cosa farai da grande? Allargherai il tuo giro anche al di fuori del fumetto, come consulente o scrittore di altri generi o scrittore e basta?

"Ho lavorato per fare "la rivoluzione" e oggi siamo arrivati alla resa dei conti. Orfani la conclusione di un lunghissimo progetto, nato quando ero ancora ragazzino. Cosa succede adesso? Non lo so. Dipende da come finisce la rivoluzione".

Un'ultima domanda: hai mai pensato ad un figlio? Non te lo chiedo perch mi interessi della fidanzata o cose cos, ma da un punto di vista puramente comunicativo, per il rapporto padre-figlio. Sei una persona che tanto racconta, che sia sul blog, sui social o nelle tue storie. Tante di queste sono autobiografiche. Hai mai pensato a come sarebbe avere un rapporto privilegiato con una persona che non attende altro che conoscere il tuo modo di vedere il mondo, la tua crescita personale, le tue passioni etc?.prima di cercare la sua strada?

"Credo che tutti, presto o tardi, ci pensino. Quindi, s. Ci ho pensato. Ci penso ancora? Ancora s. E' una cosa che vedo nel mio prossimo futuro? Purtroppo, no".

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